Propongo alla vostra attenzione e sensibilità di cronisti questo tema di approfondimento di grande attualità.
Dal giorno del disastro della Meganave passeggeri Costa non si sente indagare che il comandante della nave. Devo premettere che sono un Chimico Industriale con decenni di esperienza in Industrie Chimiche caratterizzate dalla possibilità di Incidenti Rilevanti e sono un esperto di gestione di Emergenze. Nessuno ha pensato di chiamare in causa la proprietaria Società armatrice e, poi, vedremo perché del costruttore della stessa Meganave. Il Comandante ho letto e riporto le notizie di alcuni mass-media senza essere certo delle fonti: il Comandante aveva bevuto, era a cena con una bella signora (come se fosse una novità), è scappato, ha fatto una manovra azzardata e chi più ne ha più ne metta.
Ma nessuna ha chiesto chi ha scelto e, poi, incaricato questa persona, senza accertarne tutte le idoneità tecniche, le capacità fisiche e psichiche, inclusa la sobrietà nel bere e mangiare, prima di eseguire manovre difficili e azzardate. Suggerimento di sobrietà che viene dato a chiunque si metta in una automobile e debba guidarla, anche se è una utilitaria. Chi gli ha affidato, ammesso che venga giudicato colpevole come unico responsabile, un capitale ed un patrimonio umano ed i loro beni equivalenti, come popolazione, ad un paese del Salento dove vivo? In una fabbrica chimica, se si verifica un disastro, viene indagato, innanzi tutto il Direttore e poi anche il titolare o proprietario, per l’errore d’aver scelto un RSPP (Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione) non idoneo, non capace ai sensi della legge, DLgs 626/94 e successive modifiche e integrazioni. D’altra parte si vada a verificare se il Comandante è stato scelto tra una rosa di nomi qualificati oppure era, magari, la persona più disponibile per un compenso meno oneroso per la Compagnia Costa.
CONCLUDO dicendo che le Meganavi non andrebbero neanche costruite! Come non vanno costruite le Mega Centrali a carbone, né le Mega Centrali a Biomasse, né Mega impianti fotovoltaici ed eolici. E’ il Mega che fa male.
Dr Giuseppe Pellerano
Lecce 3292871294
Nave Costa Concordia, Protezione Civile e Vigili del Fuoco
29 Gennaio 2012
Passata l’emergenza dei primi interventi per il salvataggio dei passeggeri della nave Costa Concordia è necessario un momento di riflessione e un esame di tutte le cause e conseguenze del disastro. Si effettueranno perizie e controperizie, azioni legali, discussioni, convegni e si scriveranno fiumi di parole sull’argomento, ma è opportuno esaminare anche gli aspetti collaterali che sembrano non attinenti al naufragio della nave.
Agli interventi sul sito del Dottor Pellerano e di RI.NO vorrei aggiungere qualche considerazione.
L’emergenza della Costa Concordia ha evidenziato la necessità di rivedere l’intera organizzazione della Protezione Civile Italiana, anche in relazione alla grave crisi economica: bisogna risparmiare risorse pubbliche, accorpando e razionalizzando tutti gli organismi dello Stato.
Ilsole24ore del 18 gennaio 2012 riporta la notizia delle forzate dimissioni del Presidente del RINA (Registro Navale Italiano), Enrico Scerni, per aver affermato che l’armatore non poteva non essere a conoscenza del fatto che le navi di Costa , in alcune occasioni, tengono rotte sottocosta , differenti da quelle canoniche; quindi con il tacito consenso degli organi di controllo?
L’ex Capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, in una lettera inviata al Corriere della Sera del 21 gennaio 2012 esprime alcuni dei concetti già ben evidenziati da RI.NO nell’intervento sul sito.
Bertolaso, inoltre, fa delle affermazioni del tipo:
“Chi informa l’opinione pubblica? Nessuno”
“ma chi c’era al Giglio per decidere immediatamente, integrando le competenze dei Vigili del Fuoco con quelle di altre strutture dello Stato ?
Se il problema è con il Dipartimento di mezzo i vari comandanti, autorità di ogni genere e grado vengono privati del loro quarto d’ora di celebrità, allora che si trovi una soluzione che preveda all’inizio di ogni emergenza l’estrazione a sorte di un portavoce che cambia ogni tre giorni, per far posto a tutti. Ma non contrabbandiamo l’assenza della Protezione civile come risparmio delle risorse pubbliche speculando su calunnie e accuse false e mai provate finalizzate a delegittimare una realtà orgoglio degli italiani”.
Sono affermazioni molto gravi, che richiedono risposte ed interventi da parte dello Stato.
Ma che cosa ha fatto Bertolaso per razionalizzare la Protezione Civile? Eppure l’ha diretta per tanti anni.
Attualmente nell’apparato dello Stato ci sono organismi con uguali indirizzi e specializzazioni, che spesso si sovrappongono e sono in concorrenza tra di loro: per esempio il disastro della Costa Concordia ha evidenziato che ci sono sommozzatori della Marina Militare, della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza, della Polizia di Stato, dei Vigili del Fuoco, dei Carabinieri. Credo che mi sfugga qualche altro gruppo, forse sfuggono quelli delle Capitanerie di Porto e della Guardia Forestale. Si potrebbero fare tanti altri esempi, che gravano inutilmente sulle casse dello Stato, partendo dal servizio meteorologico per continuare con i reati ambientali, con la gestione degli incendi boschivi ecc. ecc.
Ogni organismo ha una organizzazione costosa e, di conseguenza, le risorse sono sempre insufficienti; ogni organismo cerca e si inventa sempre nuovi spazi e nuove competenze.
Inoltre, l’attuale Capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, non è un tecnico e proviene dalla Pubblica sicurezza. Né lo è Bertolaso.
La Protezione Civile dovrebbe essere incernierata solo sui Vigili del Fuoco, ben addestrati, ben organizzati e ben attrezzati, con le risorse necessarie; all’occasione dovrebbero essere coadiuvati, a seconda delle necessità, dai Vigili del Fuoco Volontari, da quelli militari, da quelli aziendali e dal Genio Militare. Poi via via, sempre a seconda delle esigenze, dalle Forze Armate, dalle varie Forze di Polizia, dalle Associazioni di volontariato organizzate, fino alla Protezione Civile comunale e ai cittadini volontari.
In ogni Provincia il responsabile e il fulcro della Protezione Civile deve essere necessariamente, come in passato, il Comandante Provinciale dei Vigili del Fuoco, che è sempre un ingegnere esperto in sicurezza. Il Comandante dei Vigili del fuoco dovrebbe fare da cerniera tra il Prefetto della Provincia, in quanto rappresentante del Governo, e il Sindaco della città.
I Carabinieri dovrebbero solo sovraintendere e controllare tutto e tutti, per garantire l’ordine pubblico e il rispetto della legalità.
Solo in questo modo si otterrebbero i migliori risultati e si eviterebbe la voglia di protagonismo denunciata da Bertolaso.
Tornando alla Costa Concordia, si ha l’impressione che manchi un responsabile di regia. Perché la nave non viene ancorata a terra per evitare lo scivolamento? Perchè tardano le operazioni di recupero?
E Mario Terenzio Palombo, comandante storico di Costa Crociere, afferma: “Le prime cose che deve apprendere un buon comandante sono i limiti di manovra della nave, e i propri limiti “. Ma avrebbe fatto bene a non introdurre usanze ridicole e ad insegnare il rispetto delle regole.
Vito Maellaro
1 Settembre 2014
Cari amici del Timone di Brindisi,
ritorno sull'argomento dei 32 morti della Concordia e con il massimo rispetto e cordoglio per loro e le loro famiglie. Possibile che nessuno abbia mai considerato che è stato il Padreterno ha fare andare le cose in questo modo, tenendo conto che la nave aveva 4500 persone a bordo (se non di più), che la tragedia è avvenuta di notte, che l'armatore, certamente per risparmiare, aveva un equipaggio di lingua diversa dall'italiano. E' stata la Provvidenza che ha fatto adagiare la meganave su una fiancata. Poteva altrimenti essere una strage senza precedenti. E prendo occasione su un argomento già trattato da me in precedenza sempre su il Timone di Brindisi che Meganavi così non andrebbero più costruite nè fatte circolare (quelle esistenti). Infatti sfido qualunque tecnico a spiegare come si fà a far abbandonare la nave in modo ordinato e senza parapiglia da 4500 persone se questa affonda. Quanto tempo ci vorrà?
Dr Giuseppe Pellerano
Protezione Civile: c'è uno sconfinamento istituzionale continuo
5 Luglio 2012
Dal n. 96/2012 del Periodico mensile ufficiale dei Vigili del Fuoco “115 Emergenza”:
“Proseguono le sovrapposizioni tra volontari di protezione civile e pompieri nel corso di interventi di soccorso tecnico urgente di competenza del Corpo Nazionale dei vigili del fuoco. La Uil PA chiede che venga fatta chiarezza e che sia riconosciuto, una volta per tutte, il ruolo del personale operativo del Corpo”.
C’è grande confusione nella catena di comando e di responsabilità nell’ambito degli eventi di calamità e di soccorso. Una spesa enorme per i cittadini per la sovrapposizione di competenze, di retribuzioni, di mezzi, di servizi, quali, per esempio: sale operative, telecomunicazioni, servizi amministrativi e logistici, vestizioni ed equipaggiamenti, oneri relativi alla verifica della sussistenza delle condizioni di operatività, spese per i carburanti, per le manutenzioni ordinarie e straordinarie dei mezzi di soccorso, per la gestione delle sedi di servizio.
Come ho già scritto nell’intervento del 29 gennaio 2012, bisogna potenziare il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, con personale sempre più numeroso, idoneo e specializzato, con il supporto, nel caso di necessità, dei Vigili del Fuoco discontinui, dei Vigili del Fuoco Aziendali e Militari e, in situazioni estreme, delle Unità del Genio Militare e delle Forze Armate.
Corsi permanenti di Protezione Civile e di Primo soccorso vanno inseriti nei programmi di studio nelle scuole italiane, affinchè ogni cittadino sia soggetto attivo e non passivo nelle situazioni di emergenza.
C’è uno sconfinamento istituzionale continuo, che interessa anche altri ambiti della Pubblica Amministrazione, giustificabile solo con la creazione di nuovi centri di comando e di potere che gravano ulteriormente sulle casse dello Stato, con risultati deludenti, confusione e disservizi per i cittadini.
Un esempio? L’incendio che distrusse, pochi anni fa, il canneto della Riserva di Torre Guaceto, vicino Brindisi. La causa? La sovrapposizione di competenze tra Vigili del Fuoco e Corpo Forestale dello Stato.
Vito Maellaro
vito maellaro (domenica, 05 febbraio 2012 20:44)
04-2-2012 Le reciproche accuse tra il Sindaco di Roma, Alemanno, e il capo della Protezione civile, Gabrielli, in merito al caos in cui si è trovata la Capitale in seguito alla nevicata, evidenziano, ancora una volta, la confusione nella catena di comando durante le emergenze. La legge fondamentale della Protezione civile del 24 febbraio 1992 n. 225 dovrebbe essere eliminata o modificata radicalmente.
LUCIANO STILLI (martedì, 31 gennaio 2012 23:02)
SONO STATO COMANDANTE DI SUPER PETROLIERE:
CIO' CHE HA FATTO SCHETTINO E' INAUDITO
Da ex navigante per 35 anni e da ex Comandante di navi mercantili, anche super petroliere e gassiere più grandi e più veloci, per 21 anni, sono esterrefatto: in caso di saluti e/o "inchini", come si usava fare a Cascais, in Portogallo, all'ex Re Umberto II di Savoia. finché vivente, il Comandante DEVE essere sul Ponte di comando, la velocità della nave DEVE essere a mezza-forza o adagio (4-6 nodi), e non avvicinarsi a nessuna costa a MENO di mezzo miglio, per salutare si facevano 3 fischi con la sirena di bordo, e da terra ricambiavano con un suono di campana.
La medesima cosa facevano a Achille Lauro al largo della sua villa di Sorrento le navi della sua flotta, e dalla villa ai 3 fischi di saluto rispondevano con un ammaina-alza bandiera, ma la distanza era tale che si vedeva solo col binocolo. Evito condanne prima di un giusto processo, ma un fatto simile per un Comandante è inaudito. Perché non sono stati fatti al Comandante Schettino i normali controlli su alcol e droghe subito, e conservare un campione di analisi del sangue e urine?
La situazione per il fu Comandante Schettino è gravissima, ma dobbiamo attendere il processo! Sul Ponte ci dovevano essere, come si usa e come dicono e scrivono i media, oltre alla ballerina moldava, pure almeno 1 Vice-Comandante, 1 primo ufficiale, 1 terzo ufficiale, 2 marinai (1timoniere e 1 vedetta) mentre risulta che ci fosse un maggiordomo e uno chef, troppa gente, che in ogni modo può testimoniare; non si DEVE navigare a 16 nodi vicino alla costa.
Le navi possiedono una serie di imbocchi chiamata manifold per rifornirsi di liquidi sia a dritta e sia a sinistra, da questi imbocchi, anche sotto acqua di qualche metro si possono da un lato pompare acqua calda o gas azoto e dall'altro lato recuperare gli oli e nafta. L'ancora non ha preso sul fondale, i sommozzatori dovrebbero farla prendere sul fondale e recuperare la catena soverchia. Con catene e grossi cavi di acciaio si potrebbe ormeggiare la nave agli scogli dove poter mettere bitte per tempo, o subito, con ferro e cemento; al caso con molti rimorchiatori e navi militari, 6-8 potrebbero spingere e mantenere la nave senza farla sprofondare a 70 metri.
PS: dopo essere andato in pensione da navigante sono divenuto Perito ed Esperto marittimo e portuale, iscritto come tale alla locale Camera di commercio e artigianato, ed ho svolto vari compiti come agente marittimo e come ispettore alla sicurezza della discarica di petroliere al locale terminal SIOT, che provvede a pompare il petrolio in Austria e Germania,
NB: plancia [plàn-cia] s.f. dal Dizionario del Corsera:
Ponte di comando di una nave militare, e in partic. la zona da dove si possono dirigere le operazioni di manovra; nelle navi mercantili e passeggeri si chiama solo Ponte di comando o Ponte.
mar. Passerella d'imbarco e sbarco
Luciano Stilli
31 gennaio 2012
pubblicato su Il Gazzettino
Pippo (domenica, 29 gennaio 2012 22:18)
E’ nato il comitato “No Grandi Navi” che propone addirittura un porto in mare aperto al largo di Venezia: immaginate che grande appalto e che giro di denaro. Tutto intorno alla laguna. Dal disastro della nave all’imbeccata dell’idea e subito si sviluppano gli appetiti ……
RI.NO (sabato, 21 gennaio 2012 17:56)
Cortesemente gradirei intervenire in riferimento a quanto ha scritto il dottor Pellerano sul disastro della nave Costa Concordia.
L’incidente della nave Costa Concordia è il classico evento che scoperchia la pentola e mette in luce una consolidata prassi di cattive abitudini e deleterie tradizioni.
Adesso anche i non addetti lavori sono a conoscenza che, spregiudicatamente, i Comandanti sono avvezzi “all’inchino”, ossia transitare pericolosamente a distanza ravvicinata ai borghi marinari, per salutare la “gente di mare”.
Negli anni abbandonare la rotta ufficiale e consentita, per avvicinarsi pericolosamente alla costa, è stata una prassi a cui pochi Comandanti si sono sottratti. Questa abitudine, più che un atto di rispetto e cortesia, è in realtà una dimostrazione di pericolosa spavalderia.
I nostri mari sono sicuri e le rotte sono costantemente monitorate e controllate. Esiste un complesso e costoso apparato gestito dalle Capitanerie di porto, quindi dallo Stato, che è scevro da interessi particolari di chi è deputato ai controlli.
E’ naturale porsi delle domande:
Come mai tale apparato non ha mai funzionato?
Come mai gli addetti alla Capitaneria di porto non si sono allarmati immediatamente quando la nave Costa Concordia stava deviando? Una semplice momentanea distrazione? Eppure la deviazione non si esaurisce in breve tempo.
Come mai, nel passato, non sono mai intervenuti quando la Guardia Costiera rilevava la pericolosa deviazione delle navi dalla rotta sicura? Per perenne distrazione…, per tacito avallo…, per incompetenza….? È certo comunque un mancato adempimento dei propri compiti e doveri.
Come mai Costa Crociere non si interrogava sul mancato funzionamento dei segnali satellitari tutte le volte che una sua unità incrociava in particolari tratti di mare?
È ovvio quindi che il quadro delle responsabilità è molto più ampio di quello che si prospetta ufficialmente.
Sorge il dubbio che la perentorietà (poco costruttiva) degli ordini impartiti per telefono, ammantata da eroismo da scrivania, sia in realtà dettata dalla consapevolezza delle conseguenze del mancato adempimento di compiti e doveri di una intera catena di comando.
È acclarato che il Comandante non era a bordo al momento dell’ormai famosa ed eroica telefonata del comandante De Falco. Si trovava a bordo di una scialuppa.
Da tutti tale situazione è stata additata come sintomo di codardia e fellonia. Ma ne siamo veramente certi? Come è possibile che un Comandante navigato ed esperto scappi da una nave che sa non essere in procinto di inabissarsi, visto che scientemente, con una manovra da manuale, l’ha messa in una posizione, a pochi metri dalla costa, appoggiata sul fondale. Da quale pericolo scappa il comandante?
Forse, il Comandante, conoscendo la situazione e valutando che la nave non corresse il pericolo di affondamento, ha valutato essere più utile adoperarsi con le lance per trasbordare i naufraghi.
E poi sarebbe opportuno che qualcuno verificasse la corrispondenza tra le vecchie e le nuove edizioni delle carte nautiche.