Documentario Brindisi: Castelli e fortificazioni
Video e montaggio di Michele Signorile
Voce di Samuele Mangia
Il sistema difensivo della città di Brindisi, si deve ai primi interventi che furono avviati dai Messapi, poi dai Romani per essere ampliati nel corso del medioevo e ancora fortificati dagli Angioini e poi dagli Aragonesi. Si contano due castelli, quello di Mare o castello Alfonsino e quello di Terra o Svevo, due porte d’accesso alla città, Porta Napoli e Porta Lecce e quattro restanti bastioni: Bastione dell’Inferno, Bastione Carlo V, S. Giacomo e “Arruinado”, il quinto, Bastione S. Giorgio, situato nei pressi della Stazione Ferroviaria, venne distrutto per la costruzione di quest’ultima.
I bastioni si sviluppano su pianta triangolare (bastione Carlo V) o pentagonale (bastione S. Giacomo), tutti coperti con volte a botte, mentre il torrione dell’Inferno è a pianta circolare e la sua denominazione deriva dal fatto che esso si compone di oltre quaranta bocche di fuoco, dando la sensazione di essere una struttura particolarmente minacciosa.
Porta Napoli, rappresenta la porta d’accesso più antica della città e fu voluta dall’imperatore svevo Federico II, il quale, intento a rafforzare tutto il sistema difensivo della città, costruì anche il castello Svevo. Porta Lecce, invece, costituisce il secondo accesso alla città e fu voluta da Ferdinando D’Aragona nel 1464, su di essa sono visibili tre stemmi : al centro è lo stemma dell’architetto militare Ferdinando Alarcone, a destra vi è l’emblema della città di Brindisi, a sinistra quello dell’Imperatore Carlo V.
Adiacenti alla porta Napoli, i resti delle vasche limarie di epoca romana, rappresentano un esempio dell’ingegneria idraulica del tempo, in cui confluiva l’acqua proveniente dai pozzi all’esterno della città, per alimentare le fontane brindisine.
I bastioni vengono attualmente utilizzati dall’Amministrazione Comunale per ospitare mostre e manifestazioni.
Gli Angioini, che consideravano l'imboccatura del porto interno (quello che sarebbe diventato il canale Pigonati) il primo vero baluardo a difesa della città, fecero costruire due torri sulle due sponde del canale; la maggiore sul lato di ponente era collegata alla minore da una catena di ferro. La catena è conservata nel Castello Svevo, sede del Comando della Marina Militare.
Il castello svevo o anche castello di terra si trova a ridosso del centro storico di Brindisi, una sua parte si affaccia all'interno del porto cittadino, a difesa anche di quest'importante area della città.
Il castello si sviluppa attorno ad un cortile di forma quadrangolare trapezoidale circondato da un'alta muraglia munita di un magnifico mastio con funzione di entrata e altre sei torri, due di forma circolare tre a pianta quadrata ed una pentagonale: questo nucleo originario appartiene al periodo svevo.
La cortina più esterna è chiaramente riferibile al XV-XVI secolo: sono qui presenti infatti i classici torrioni circolari tardo medievali e rinascimentali, muniti di artiglieria.
L'origine della costruzione è da riferire all'età sveva, intorno al 1227, e cioè proprio negli anni in cui è attestata la presenza di Federico II a Brindisi. Egli aveva una speciale predilezione per questa città, che definì in versi "filia solis". L'imperatore fu il promotore dell'ampliamento dell' arsenale situato in questo castello: tale arsenale poteva ricoverare ben venti navi, il che era impressionante se si considera che la città di Napoli nello stesso periodo poteva contare su un arsenale per otto navi.
Dai registri angioini veniamo informati che Carlo I d'Angiò provvide al restauro del castello e all'edificazione di un palazzo reale al suo interno.
Si deve a Ferdinando I di Napoli il primo ampliamento del maniero brindisino, a metà circa del XV secolo. La modifica, dettata dalle nuove esigenze belliche dovute all'adozione delle armi da fuoco, consistette nella costruzione di un'ulteriore cinta muraria, più bassa e più spessa della precedente, munita di torrioni bassi e circolari.
Nel 1496 il castello insieme alla città venne consegnato sotto il "protettorato" della Repubblica di Venezia. Il castello in questo periodo è perfettamente funzionale, infatti in una relazione al doge veneziano viene descritto come: "Bello e fortissimo, che domina la città e gli altri castelli". Nel 1526 vi furono ulteriori modifiche apportate da Giovan Battista Pignatelli. Di lì a poco la città e in particolare il castello furono interessati da un duro assedio, da parte delle armate della Lega franco-veneto-papalina contro Carlo V d'Asburgo: le cronache raccontano che contro gli assedianti che avevano preso la città, furono sparati dal castello colpi di artiglieria senza alcuna considerazione per la popolazione civile.
Nel corso del XVIII e XIX secolo è stato adibito a penitenziario, poi a Comando della Marina Militare, subendo alcuni interventi di adattamento, ma conservando intatta la struttura.
Il castello alfonsino o castello di mare, è chiamato anche castello Rosso, a causa delle cornici di carparo utilizzate per la sua costruzione. E' una complessa opera fortificata costruita sull'isola di Sant'Andrea, all'imboccatura del porto esterno di Brindisi. Il castello è contiguo al Forte a mare, i cui lavori di costruzione, iniziati nel 1558, durarono ben 46 anni.
Caratteristico è il suo piccolo porto interno, cui si accede per un archivolto aperto nelle mura. L'isola era occupata almeno dal XI secolo dall'antica abbazia benedettina di Sant'Andrea all'Isola, di cui ci rimangono pochissimi resti, in particolare capitelli, visibili al Museo archeologico provinciale Ribezzo di Brindisi. Alfonso V d'Aragona nel1445 decise così di costruire una prima torre, sorta come avamposto difensivo del porto all'estremità dell'isola. L'opera venne poi prolungata nel 1481 col completamento del castello alfonsino.
Al Forte a Mare sono legati diversi eventi bellici tra i quali si ricordano l'attacco di sedici galee veneziane nel 1528, sorprese dalle artiglierie da poco realizzate e l'assedio francese nel 1799.