Perche' i popoli si muovono? Conseguenze e regolamentazione
Prendo lo spunto per questa riflessione, dalla notizia pubblicata dal settimanale “l’Espresso” del 05/06/2015.
In un articolo riguardante il filone d’inchiesta denominato “Mafia Capitale”, si evidenziano le indagini che coinvolgono alcuni uomini politici, fra cui anche un sottosegretario Siciliano e un ex
assessore del comune di Roma e di diversi Presidenti di Cooperative Onlus.
Le indagini riguardano, i reati che sarebbero stati posti in essere ai danni di extra comunitari, che in grande massa, vengono riversati sulle nostre coste, da barconi sgangherati e destinati
alla rottamazione.
Costoro rappresentavano insieme a crudeli e spietati trafficanti, la direzione del traffico clandestino di esseri umani. Grazie alla inconsistenza dei poteri dell’Italia e della
Comunità Europea, i loro guadagni, sono divenuti più proficui e redditizi del contrabbando di sigarette e degli stessi stupefacenti.
A proposito delle cooperative, il Presidente di “Libera”, Don Luigi Ciotti così si esprime: “Non deve passare l’idea che il mondo del sociale sia fatto così, perché ci sono migliaia di
realtà che lavorano, in modo pulito”.
Va benissimo, quanto afferma Don Ciotti, ma gli scandali di questo genere, per non parlare dei tantissimi altri imbrogli amministrativi, si susseguono in continuazione, a causa del malcostume
imperante tra gli uomini preposti nella direzione della “res publicae”.
Nella mente e nell’animo dagli Italiani, si è ormai radicato il concetto che questa moltitudine di extra comunitari che giunge sui nostri lidi, in cerca di un’illusoria nuova vita, sia, è un
business, per tanti e tanti nostri concittadini, a cui la legislazione vigente, concede di gestirli. (la somma complessiva di 35 euro, che la Comunità Europea elargisce, si riduce alla fin fine a
pochi euro, che le cooperative Onlus, spendono per ogni immigrato).
Questa è la premessa di quanto sto per narrarvi. Il testo interagirà con un altro mio racconto, dal titolo “ La battaglia di Canne”, in cui primeggia l’alta figura del grande condottiero
Cartaginese, Annibale, pubblicato nel mio secondo volume dal titolo “Paradiso perduto”.
Una mattina d’estate di tanti anni fa, su incarico di mia figlia mi recavo presso un Super Market del centro e cammino facendo, tra la moltitudine di passanti frettolosi, accaldati ed
indaffarati, scorgevo gruppi di giovani di colore, dalla corporatura slanciata ed armoniosa, vestiti ordinatamente, che chi seduti, chi passeggiando, passavano il loro tempo, dialogando tra loro
nella propria lingua madre.
Di tanto in tanto notavo alcuni di essi che, isolati dagli altri e posti in luoghi di obbligato passaggio, avevano lo sguardo remissivo e rassegnato e con fare garbato e sottomesso chiedevano
l’elemosina. Sapevo che erano dei rifugiati politici, che vivevano da anni nella nostra città.
Alloggiati presso un edificio di proprietà del Comune venivano vestiti e nutriti dalla Caritas. Lo Stato, forniva loro una certa somma giornaliera, perché provvedessero ai loro minuti bisogni, ma
non riuscivo a comprendere il perché, solo alcuni di loro, pur essendo tutti trattati alla stessa maniera si assoggettassero ad umiliarsi chiedendo l’elemosina.
Quello che maggiormente mi angustiava, era quel senso di rassegnazione mista a disperazione che il loro sguardo esprimeva. Per rispondere a questo mio interrogativo, man mano che procedevo lungo
la via mi fermavo con quei giovani di colore isolati, intenti a chiedere l’elemosina e dopo aver dato loro degli spiccioli, domandavo da quale Nazione Africana provenissero, quanti erano e perché
elemosinassero.
In uno stentato e difficoltoso dialogo, apprendevo che provenivano principalmente da quattro Nazioni dell’Africa: Eritrea, Somalia, Nigeria e Ghana, tutti Paesi in mano a piccoli tiranni, che
gestiscono in maniera scandalosa il Potere, creando solo distruzione, morte ed emigrazione.
Apprendevo che erano all’incirca un centinaio e che, quei pochi dei tanti, che isolati chiedevano l’elemosina, così racimolavano quel tanto che gli avrebbe permesso di affrontare un nuovo inizio
di vita già peraltro incerta.
Fu così che riuscii a percepire a cosa fosse dovuto quel loro senso di disperazione, intuendo a cosa fosse dovuto. Erano disperati! Avevano perduto la loro pur misera casa piena di speranze e di
ricordi della loro fanciullezza. Avevano perduto i loro giochi, le loro allegre risate e i loro amori giovanili. Avevano perduto la loro origine, i propri cari. Erano disperati perché vivevano la
loro nuova situazione in maniera del tutto insicura. Vivevano quella disperazione, consapevoli che non per tutti era ad attenderli un lieto fine.
Con la mia mente andai, col ricordo, al vasto continente Africano, dove milioni di anni fa, la specie umana, mosse i primi passi. Da quei territori si spinse poi verso gli altri continenti.
Ritornai col ricordo agli antichi splendori dei regni, e di come nei secoli l’Africa sia sempre stata soggiogata dalle tirannie, dalle catastrofi immani, dalla piaga della deportazione forzata,
dalla carestia, vera fame e morte. Tanta morte!
Quante percosse, umiliazioni, torture subite da parte di crudeli aguzzini, preposti alla loro sorveglianza nei vari campi di raccolta, prima di essere imbarcati. Quanta disperazione, nascondevano
quei mesti, rassegnati ed accattivanti sorrisi.
Quanto deserto avevano attraversato quegli uomini, su camion da rottamare e strapieni di disperati lungo quelle piste senza fine, desertiche ed assolate.
Quanto denaro sudato ed accumulato per anni, avevano consegnato nelle mani di quelle bande di criminali, coperte e protette da Governi compiacenti. A quante migliaia di morti per mancanza
di acqua, di cibo e per annegamento, avevano assistito nel corso della traversata dalle coste della Libia alle spiagge del nostro mare di Lampedusa.
Quelli che io vedevo, erano i superstiti, i pochi dei tanti che erano partiti dalla loro amata terra d’Africa per raggiungere un illusorio paradiso di benessere nella nostra Italia.Tale desolante
spettacolo, si offriva ai miei occhi, alla mia mente in un attonito silenzio del mio pensiero.
Mi chiedevo: quale fine avrebbe riservato la sorte a quei giovani? Quanti amori proibiti, quante vite stroncate, quante relazioni interrotte, quanti desideri inappagati?
Riflettevo su tutto ciò che essi non avevano e non avrebbero mai più vissuto. Quanto desideravo, di sentire narrare dalla loro voce, le incredibili ed inumane vicissitudini trascorse, a partire
dal loro paese d’origine sino a giungere nella nostra terra. A causa dell’incomprensione della lingua, ciò però mi veniva negato, per cui non mi restava altro che immaginare quali e quante
sofferenze avevano patito.
E mentre il racconto dal quale ho estrapolato l’introduzione, prosegue per il suo verso, passo al nuovo, facendo dei paragoni tra quando erano poche le decine di migliaia che si
riversavano sulle nostre coste e non destavano interesse ed oggi, quando noi e la comunità Europea, del tutto indifferenti, assistiamo all’avanzata indisturbata dell’Isis in Siria, in Iraq, in
Libia e in Tunisia. In ogni dove regna il più caotico disordine sociale e milioni, (alcune stime dicono 5) sarebbero pronti ad affollarsi sulle nostre coste, rappresentando un vero esodo di
popoli, tanto che la gente comune d’Italia si è allarmata, ora alzando gli scudi del protezionismo nazionalista, ora sventolando la bandiera del razzismo xenofobo.
I sempre più tragici e cruenti avvenimenti, mi portano a riflettere e a domandarmi sul perché avvengano. Perché interi gruppi sociali, abbandonano il proprio paese d’origine e si sottopongono
alle speculazioni criminali di gente senza scrupoli, per i quali il trasferimento di esseri umani, su barconi fatiscenti è il solo vero interesse.
Fa male percepire che sia favorito e sorretto persino dalla legislazione Italiana ed Europea, che concede a tutti gli extra comunitari, senza distinzione di sorta, la somma pro capite di euro 35
(trentacinque), dove non si distingue il “profugo” avente diritto, dal terrorista; il “perdigiorno” dal bisognoso e così via, alimentando così grandi e piccole cooperative Onlus, per le quali,
gli extra comunitari, sono divenuti vere fonti di guadagno e di speculazione.
Basti pensare che il “Bonus giornaliero” che viene dato direttamente agli extra comunitari nei centri di accoglienza va da un euro a un euro e mezzo e per tale motivo è finita sotto inchiesta una
Associazione Campana. Ma tornando a parlare di quanto si sta verificando con l’arrivo in massa di tanta parte di popoli, è necessario distinguere tra “migrazione” e “immigrazione”. Le migrazioni
avvengono quando un intero popolo abbandona la propria terra e va a insediarsi sulla terra di un altro popolo.
Le migrazioni interessano enormi masse di persone che si spostano tutte insieme, mentre le immigrazioni avvengono quando una parte delle persone di un determinato paese, per trovare lavoro, va a
vivere in altro paese. Non si sposta un intero popolo, che resta sul proprio territorio, ma solo una parte degli abitanti e non vanno tutti insieme nello stesso luogo, ma si distribuiscono nei
vari paesi dove sperano di trovare lavoro.
Non vogliono conquistare il paese che li ospita, ma solo trovare migliori condizioni di vita. Nelle epoche antiche ci sono state molte migrazioni e sicuramente noi stessi e le nostre comunità
siamo il risultato di una antica migrazione. Secondo molti scienziati, l’uomo come specie è nato milioni di anni fa in Africa e poi ha iniziato a migrare negli altri continenti, passando
all’Europa, e l’Asia sino all’America ed all’Australia.
Verso la fine dell’Impero Romano, ci sono state migrazioni di popoli del Nord, che i Romani chiamavano “Barbari” (straniero) qualche volta si sono persino insediati pacificamente nei territori
imperiali e dalla nuova unione con le popolazioni residenti, sono nate le lingue che molti di noi parlano oggi (spagnolo, francese, inglese, tedesco, italiano, rumeno ecc.). La
convivenza civile ha permesso l’unione delle culture e della religione. Tutti si sono riconosciuti nel cristianesimo.
Nello stesso tempo, con Maometto, gli Arabi che prima vivevano solo nella penisola Arabica, si sono spinti, prima, lungo tutta l’Africa del Nord, arrivando sino in Spagna, per poi diffondere la
loro cultura che era tutto uno con la loro religione in gran parte dell’Asia e quello che conosciamo oggi come mondo Musulmano, nasce proprio da quel grande spostamento di popoli.
Anche il continente americano, fino dall’origine, ospitava popolazioni locali (Indiani del Nord America, Aztechi, Toltechi, e Maya nella zona del Messico, Inca in Perù, varie tribù nelle foreste
Brasiliane).
Gli Europei, da Cristoforo Colombo in poi, hanno dapprima conquistato in maniera violenta i territori di quelle popolazioni, poi, più pacificamente hanno proseguito con una grande emigrazione.
Non solo gli Stati Uniti ed il Canada, ma anche tutti i paesi dell’America Latina, come li conosciamo oggi, sono il risultato di una lenta e continua emigrazione dall’Europa, Africa ed Asia, che
è durata quattrocento anni.
Stessa dinamica migratoria si è realizzata per il continente australiano, frutto d’immigrazioni.
Le cause che spingono interi popoli a spostarsi possono essere economiche (per sfuggire alla povertà e per cercare migliori condizioni di vita) ma anche lavorative, politiche religiose; derivate
da disastri naturali, ma anche di tipo sentimentale (riunificazione familiare). Ci si muove dal proprio paese però anche per ragioni di tipo criminale (per sfuggire alla Giustizia, per evitare un
arresto); per aumentare la propria attività criminosa.
Molte volte lo spostamento dei popoli è stato accompagnato da vicende sanguinose, altre volte pacifiche, ma sempre inarrestabile. Quando un intero popolo si muove niente e nessuno può fermarlo.
Il mondo, come lo conosciamo oggi è figlio di questo lungo inarrestabile bisogno di muoversi per trovare condizioni più favorevoli.
Il fenomeno dell’immigrazione, però, è un tema associato a quello della delinquenza e della criminalità. Per qualcuno che creca migliori condizioni, c’è sempre qualcuno che cerca di offrirgliele
traendone vantaggio, anche illecito.
Per quanto riguarda l’Italia, le ricerche hanno dimostrato che non vi è alcun nesso fra immigrazione e criminalità. I due fenomeni sono entrambi attratti dalla ricchezza, quindi possono
intensificarsi contemporaneamente nelle zone ricche, senza però che l’uno causi o favorisca l’altro.
Le migrazioni possono contribuire a risolvere problemi, come sovrappopolamento, fame, epidemie e povertà nei paesi d’origine. A livello politico, i Paesi di origine e di destinazione possono
stabilire accordi bilaterali che prevedano flussi migratori programmati e controllati, compensando con uno scambio di materie prime o di energia.
La legislazione dei Paesi Comunitari dell’U.E., pongono la capacità economica dell’immigrato come condizione necessaria per avere un permesso di soggiorno e per la cittadinanza. L’immigrato viene
espulso se non dimostra di avere un lavoro regolare o qualcuno che possa dargli un sostentamento economico tale da assicurargli un regolare permesso di soggiorno.
Una prima eccezione a questo principio, riguarda quanti sono vittime di persecuzioni politiche o religiose, provengono da dittature o da paesi in guerra. Il Diritto Internazionale prevede che sia
riconosciuto il diritto di asilo, l’assistenza sanitaria e le cure di primo soccorso. A qualsiasi persona, pure clandestina, si applica quanto sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti
dell’Uomo. La norma, si presta anche a degli abusi, essendo difficile provare la nazionalità di un clandestino che chiede asilo politico o se questi ne abbia effettivamente diritto.
I flussi di migrazione clandestina, vanno combattuti con accordi bilaterali tra i governi e le Polizie dei Paesi d’origine in termini di esercitazioni e operazioni congiunte, condivisioni
di uomini, risorse, informazioni. Sul piano non repressivo, si combatte con accordi commerciali e di interscambio che favoriscono gli investimenti esteri, la crescita economica e del livello
medio di istruzione, nonché un mercato di sbocco della produzione dei paesi poveri.
Il Parlamento Europeo, ha approvato il 20 novembre 2002, l’introduzione di una carta blu, sul modello della Green Card Americana, che ha lo scopo di attirare in Europa immigrati qualificati,
provenienti dai Paesi terzi e ciò secondo una tabella standard di qualifiche, applicabile discrezionalmente dai singoli paesi membri. Oltre alla carta blu, il Parlamento Europeo, ha adottato la
cosiddetta “direttiva sanzioni” che prevede l’applicazione di multe e di sanzioni penali ai datori di lavoro che impiegano immigrati irregolari.
Per l’immigrazione ogni Sato si assume le proprie responsabilità. La sfida dell’Europa di fronte all’immigrazione è “soprattutto interna” perché è ora che ciascuno Stato Europeo sia pronto a
farsi carico delle responsabilità che tutti insieme condividiamo. Lo ha affermato Federica Mogherini alla Stampa Estera dove ha ricevuto il premio “Ispi 2915”. Quelle persone che viaggiano
nel Mediterraneo - ha sottolineato l’Alto Rappresentante per la Politica Estera, all’Unione Europea - non viaggiano verso l’Italia o Malta, ma verso l’Europa. Sarebbe un errore sottovalutare i
rischi di una disgregazione del nostro comune essere e sentirci Europei. Il compito più urgente oggi è quello di salvare chi rischia la vita nelle acque del Mediterraneo, di salvare chi muore.
Tutto il resto è secondario, ma allo stesso tempo altrettanto imprescindibile.
E’ allo studio della Commissione Europea la ricollocazione di 40mila richiedenti asilo, già arrivati sul suolo continentale: 24mila in Italia e 16mila in Grecia. Queste persone andrebbero
ridistribuite negli altri Paesi Europei, esclusi evidentemente i due Paesi di arrivo. La Gran Bretagna, l’Irlanda e la Danimarca, hanno diritto di non partecipare allo schema. I 40mila prescelti
sarebbero selezionati sulla base della loro Nazionalità, privilegiando le cittadinanze che nel 2014 hanno registrato un elevato tasso di accettazione dell’asilo (possibilmente superiore al 75% ).
In questo contesto, l’obiettivo sarebbe quello di aiutare i cittadini dei più paesi esposti in un contesto mediterraneo o mediorientale praticamente difficile, a causa della caotica situazione
Libica e della crisi Siriana.
La Commissione Europea ha previsto anche una stretta sui controlli d’identità. L’operazione che si basa sull’articolo 78/3 dei Trattati Europei, prevede da parte dei due paesi di provenienza il
controllo dell’identità della persona. Nei fatti, su pressione dell’Italia, lo schema inizia a rimettere in discussione il principio di mutua fiducia sancito tra i partner europei nel
regolamento siglato a Dublino”. vale Quella regola Europea stabilisce come il paese responsabile di accogliere il richiedente asilo sia lo Stato membro di prima accoglienza. Proprio su questo
fronte la Commissione ha promosso proposte di modifica dal 2016. Oltre alla ricollocazione di coloro che vivono già in Europa, l’Esecutivo Comunitario punta a proporre un sistema di reinserimento
per 20mila persone ancora fuori dal territorio Europeo e che hanno bisogno di protezione internazionale. Il negoziato, rimane complesso a causa dell’obbligatorietà del meccanismo e sia a causa
dei criteri di suddivisione delle persone.
L’immigrazione dall’estero, se ci si riferisce allo Stato della Repubblica Italiana, appare come un fenomeno relativamente recente, che ha cominciato a raggiungere dimensioni significative
all’inizio degli anni 70, per poi divenire un fenomeno caratterizzante la demografia Italiana nei primi anni del XXI secolo. L’Italia per gran parte della sua storia dall’Unità in poi, è stato un
Paese di emigrazione e si stima che tra il 1876 ed il 1976, abbiano lasciato il suolo nazionale oltre 27 milioni di persone (la punta massima, nel 1913 con oltre 870mila partenze), al punto che
oggi si parla di grande emigrazione o di diaspora italiana. A tale proposito suggerisco la lettura del libro “la Nave della Sila - Guida al Museo Narrante dell’Emigrazione” di Gian Antonio Stella
e Vito Teti, Fondazione Napoli Novantanove, casa Editrice Rubbettino, nel quale la storia dell’emigrazione italiana, giocando sul contrasto con le montagne della Sila, è raccontata attraverso la
ricostruzione, progettata dall’architetto Anna Cilia, del ponte di un bastimento, simbolo stesso del grande esodo.
Nel libro primeggiano le immagini che raccontano ciò che è stata l’ emigrazione italiana; le speranze gonfie di pianto dell’addio, le fatiche e i dolori del viaggio e dell’insediamento ed infine
l’orgoglio di far sapere ai parenti: ce l’ho fatta!
Per tutto quel periodo il fenomeno dell’immigrazione era stato pressoché inesistente, ove si eccettuano le migrazioni dovute alle conseguenze della Seconda Guerra Mondiale, come l’esodo italiano
o il rientro degli italiani dalle ex colonie dell’Africa. Tali fenomeni tuttavia avevano un carattere episodico e non presentavano sostanziali problemi d’integrazione dal punto di vista sociali o
culturale. L’Italia rimase tendenzialmente un paese dal saldo migratorio negativo, il fenomeno dell’immigrazione cominciò ad affievolirsi decisamente solo a partire negli anni 60, dopo gli anni
del miracolo economico.
Nel 1973, l’Italia registrò per la prima volta un leggerissimo saldo migratorio positivo (101 ingressi su 100 espatri), caratteristica che sarebbe divenuta costante, amplificandosi negli anni a
venire. E’ da notare, tuttavia, che in tale periodo gli ingressi erano ancora in gran parte costituiti da emigranti italiani che rientravano nel Paese, piuttosto che stranieri. Il flusso di
stranieri iniziò a prendere consistenza solo verso la fine degli anni 70, sia per la “pratica delle porte aperte” dell’Italia, sia per le politiche più restrittive adottate da altri paesi. Nel
1981, il primo censimento Istat degli stranieri in Italia calcolava la loro presenza in 321mila, di cui un terzo “stabili” ed il rimanente “temporanei”.
Un anno dopo, nel 1982, veniva proposto un primo programma di regolarizzazione degli immigrati privi di documenti, mentre nel 1986 fu varata la prima legge in materia (L.943 del 30.12.1986) con
cui ci si poneva l’obiettivo di garantire ai lavoratori extra comunitari gli stessi diritti dei lavoratori italiani. Nel 1991 il numero degli stranieri residenti era di fatto raddoppiato,
passando a 625mila unità. Negli anni Novanta il saldo migratorio ha continuato a crescere e, nel 1993 (anno in cui per la prima volta il saldo naturale è divenuto negativo) e per la prima volta è
divenuto il solo responsabile della crescita della popolazione italiana.
Nel 1990 venne emanata la cosiddetta legge Martelli, che introduceva una programmazione dei flussi d’ingresso, oltre a costituire una sanatoria per quelli che si trovavano già nel territorio
italiano allo scadere dei sei mesi previsti e così vennero regolarizzati circa 200mila stranieri, provenienti principalmente dal Nord Africa.
Nel 1991 l’Italia dovette anche confrontarsi con la prima “immigrazione di massa” degli albanesi (originata dal crollo del blocco comunista), risolta con accordi bilaterali. Negli anni
successivi, ulteriori accordi bilaterali verranno stipulati con altri paesi, principalmente dell’area mediterranea. Secondo dati stimati dalla Caritas, nel 1996 erano presenti in Italia 924mila
stranieri.
E’ del 1998 la legge Turco-Napolitano, che regolamentava ulteriormente i flussi in ingresso, cercando tra l’altro di scoraggiare l’immigrazione clandestina e istituendo per la prima volta in
Italia, i Centri di Permanenza Temporanea, per quegli stranieri sottoposti a provvedimenti di espulsione. La materia sarà tuttavia regolamentata nuovamente nel 2002, con la cosiddetta legge
Bossi–Fini, che prevedeva, tra l’altro, anche la possibilità dell’espulsione immediata dei clandestini da parte della Forza Pubblica. Alla data del censimento della popolazione del 2001,
risultavano presenti in Italia 1.334.889 stranieri, mentre le comunità maggiormente rappresentate erano quelle Marocchine (180.103 persone) e Albanese (173.064); nel 2005 la popolazione straniera
giunta a 1.990.159, quando le comunità Albanese e Marocchina, contavano rispettivamente 316mila e 294mila persone.
Secondo i dati ISTAT relativi al bilancio demografico Nazionale, alla data del 1 gennaio 2014, risultavano regolarmente residenti in Italia 4.922.085 cittadini stranieri, pari all’8,1% della
popolazione residente (60.668.000) con un incremento, rispetto all’anno precedente (2013) del 12,18% (+ 534.364 persone). Alla data del 1 gennaio 2015, risultavano regolarmente
residenti in Italia 5.073.000 cittadini stranieri, pari all’8,3% della popolazione residente totale, con un incremento rispetto all’anno precedente di 151mila unità. L’incremento della
popolazione straniera residente è dovuta non soltanto a nuovi flussi di arrivi, ma anche ad un saldo naturale positivo tra nati e morti; nel corso del 2013 si sono registrate 77.705
nascite contro 5.870 morti.
I dati sui cittadini stranieri regolarmente residenti non includono gli stranieri naturalizzati Italiani ed i cittadini stranieri regolarmente residenti. Analizzando i Paesi di provenienza dei
cittadini stranieri regolarmente residenti, si nota come negli ultimi anni ci sia stato un deciso incremento dei flussi provenienti dall’Europa Orientale che hanno seguito quelli relativi ai
paesi del Nord Africa, molto forti fino agli anni novanta. Ciò è dovuto in particolare al rapido incremento della comunità rumena, che in particolare nel 2007, è all’incirca raddoppiata,
passando da 342mila a 625mila persone e rappresentando quindi la principale comunità straniera in Italia.
Ad inizio 2013, secondo i dati ISTAT, ma anche secondo l’Ambasciata di Romania a Roma, il Ministro italiano per le Pari Opportunità e la Caritas italiana, in Italia risiedono 1.072.942 cittadini
rumeni, che costituiscono circa il 21% della popolazione straniera in Italia, ciò fa si che in Italia risieda quasi il 45% dei circa 2,5 milioni di cittadini della Romania espatriati, residenti
nell’Unione Europea. Inoltre secondo i dati dell’Agenzia di Statistica Europea Eurostat, tra il 2010 ed il 2012, la collettività rumena in Italia è aumentata del 20,8%. Accanto ai rumeni le
principali comunità straniere presenti in Italia sono quelle Albanese, Marocchina, Cinese ed Ucraina.
Qui di seguito si elenca, la quantità di cittadini stranieri regolarmente residenti in Italia nel primo gennaio 2015: Romania 1.081.400; Albania 495.709; Marocco 454.773; Cina 256.846;
Ucraina 219.050; Filippina 162,655; Moldavia 149.434; India 142.453; Bangladesh 111.293; Perù 109.851; Polonia 97.566; Tunisia 97.317; Egitto 96.008; Sri Lanka 95.007; Ecuador 91.861; Senegal
90.863; Pakistan 90.615; Macedonia 78.424; Nigeria 66.833; Bulgaria 54.932; e Ghana 51.602. Le comunità su elencate sono quelle che superano i 50mila residenti nel 2014 e complessivamente
costituiscono oltre l’80% degli stranieri immigrati in Italia.
La distribuzione dei cittadini stranieri sul territorio italiano non è affatto uniforme; nel Nord Ovest risiede il 35% degli stranieri, nel Nord Est il 24,3%, nel centro, nel mezzogiorno e isole
il 13,5%. Nel 2010, tuttavia, come già nel 2009, l’incremento della popolazione straniera è stato più consistente nel mezzogiorno che nel Centro – Nord. I comuni italiani con più cittadini
stranieri sono Roma, Milano, Torino, Genova, Firenze e via di seguito con unica città del Meridione che è Napoli che conta 29.428 presenze.
Circa la loro appartenenza religiosa, secondo l’ultimo dossier statistico presentato da Caritas e Fondazione Migrantes al 31/12/2010, i Cristiani sono la prima comunità
straniera d’Italia, seguiti dai Musulmani.
Le condizioni economiche delle famiglie straniere sono in genere peggiori delle famiglie italiane. Infatti le prime dispongono di un reddito netto di 14.469,00 Euro contro i 24.031 dei secondi.
Tuttavia, le condizioni degli stranieri residenti migliorano con l’allungarsi della permanenza in Italia. Infatti il reddito di una famiglia di soli stranieri residente nel Paese da più di
12 anni è in media superiore del 40% rispetto a quello di una famiglia arrivata da soli 2 anni.
I dati delle statistiche ufficiali basate sulla residenza, com’è ovvio, non comprendono i numerosi stranieri che dimorano illegalmente sul territorio nazionale. La fondazione Ismu – Iniziative e
Studi sulle molteplici etnicità stima la presenza di immigrati irregolari presenti sul territorio italiano dal 1° gennaio 2014 in 300mila unità (6% della popolazione straniera), ai
minimi storici per effetto delle più recenti sanatorie e della crisi economica. In Italia l’immigrazione irregolare è alimentata soprattutto dagli overstayers, tutti questi stranieri che
entrati regolarmente, restano dopo la scadenza del visto o della autorizzazione di soggiorno; un fenomeno che ha raggiunto secondo dati ufficiali del Ministero degli Interni il 60% del totale
degli immigrati irregolari nel 2005 (il 63% nel primo semestre del 2006), Un altro 25% circa degli immigrati irregolari giunge illegalmente da altri Paesi Schengen, approfittando
dell’abolizione dei controlli alle frontiere interne (il 24% nei primi dei mesi del 2006). Soltanto il 15% dell’immigrazione irregolare arriva dalle rotte del Mediterraneo. A sbarcare sulle
coste italiane attraversando illegalmente i confini marittimi sono sia migranti economici irregolari, sia richiedenti asilo. Il numero degli arrivi negli ultimi anni è allarmante. Dal 1° gennaio
al 31 dicembre 2006 sono sbarcati sulle coste italiane 22.016 migranti, con una riduzione, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La maggior parte degli sbarchi è avvenuta sulle coste
Siciliane, dove nel 2006 sono arrivati 21.400 migranti, mentre in Puglia sono stati solo 243 e in Calabria 282. Di questi 8.146 sono di nazionalità marocchina, 4.200 egiziana, 28.859 eritrea e
2.288 tunisina. La diminuzione, seppur lieve segnava un importante inversione di tendenza fino al 2008; nel 2005 gli sbarchi erano quasi raddoppiati rispetto al 2004. Nel 2014 sono sbarcati sulle
coste italiane 170.100 migranti (su un totale di 220.194 che sono giunti nell’Unione Europea, attraversando irregolarmente il Mediterraneo nel 2014 ) con un incremento del 296% rispetto al 2013
(42.925 sbarcati) ed anche rispetto al precedente gioco del 2011 (62.292 sbarcati). 141.484 degli sbarcati in Italia nel 2014 erano partiti dalle coste della Libia, 15.283 dalle coste
dell’Egitto e 10.340 dalle coste della Turchia. I principali Paesi di cittadinanza degli sbarcati erano della Siria (42.325), dell’Eritrea (34.329), del Malì (9.908), della Nigeria (9000),
del Gambia (8.691), della Somalia (5.756) e dell’Egitto (4.095). L’incremento degli sbarchi si deve sia al maggior numero di rifugiati provenienti in particolare dalla Siria a causa della guerra
civile siriana, sia alla maggiore facilità e urgenza di partire dalle coste libiche, a causa della situazione di anarchia creata dalla guerra civile in Libia. Molti degli sbarcati erano in
cerca di asilo, in particolare Siriani ed Eritrei, le cui domande di asilo in Europa esaminate nel 2014, sono state accolte positivamente per il 95% e per 89% rispettivamente dei casi. Tuttavia
solo pochissimi Siriani ed Eritrei hanno presentato domanda di asilo in Italia (500 e 480, rispettivamente), mentre la maggior parte ha proseguito verso la Germania e la Svezia, nonostante il
Regolamento di Dublino preveda che i richiedenti asilo debbano presentare domanda di asilo nel primo paese di arrivo. Vi è da aggiungere che i richiedenti asilo e i rifugiati, da non confondersi
con la maggioranza degli stranieri, immigrati in Italia quasi sempre per motivi economici, sono quelli che richiedono asilo, perché perseguitati nel loro paese di origine, per le loro
opinioni, o la loro attività politica o religiosa, ovvero perché provenienti da zone di guerra totalmente insicure, o ancora oggetto di discriminazioni o persecuzioni per motivi di appartenenza
etnica. Dal momento che la richiesta di asilo va presentata nel territorio dello Stato a cui si richiede asilo e che le leggi italiane ed europea non prevedono vie di ingresso regolare per coloro
che intendono presentare richiesta di asilo, i richiedenti asilo arrivano per lo più in maniere irregolare, attraverso sbarchi sulle coste italiane.
In base alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati (1951), i richiedenti asilo non possono essere respinti ai confini se sono a rischio di persecuzione o di altri gravi danni. Coloro la cui
richiesta è stata accolta positivamente ricevono lo Status di rifugiato o altra forma di protezione internazionale, mentre i restanti possono essere rimpatriati. Tra il 1990 ed il 2013, l’Italia
ha esaminato 191.982 richieste di asilo, respingendone 90.800 e riconoscendo lo Status di Rifugiato o altra forma di protezione internazionale a 101.182 richiedenti asilo. Secondo l’UNHCR, il
numero totale di rifugiati residenti in Italia alla fine del 2013 era di 78.061 unità, meno che in Francia (232.487), Germania (187.567), Regno Unito (126.055) e Svezia (114.175). I primi cinque
paesi di cittadinanza dei rifugiati in Italia erano Eritrea (12.682), Somalia (10.817), Afghanistan (6.695), Nigeria (4.638) e Costa d’Avorio (4.235). Il 2014 è stato sia in Italia, sia nel resto
d’Europa un anno record per il numero di nuove richieste d’asilo. In Italia sono state presentate 64.625 richieste d’asilo (rispetto alle 26.620 del 2013) su un totale di 625.920
richieste d’asilo in tutta Europa (rispetto alle 431.090 del 2013, hanno avuto più richieste d’asilo dell’Italia, la Francia (202.645) e la Svezia (81.180). Le prime cinque nazionalità dei
richiedenti asilo in Italia nel 2014 sono state Nigeria (10.135), Malì (9790). Gambia (8.575) e Senegal (4.675). Alla fine del 2014 nelle strutture di accoglienza per richiedenti asilo in Italia
erano ospitate 66.066 persone. Nel 2014 ci sono state in Italia 35.180 decisioni in prima istanza sulle richieste di asilo presentate (sia nello stesso anno, sia precedentemente di queste),
20.580 hanno avuto esito positivo, col riconoscimento dello Status di rifugiato o di altra forma di protezione internazionale, mentre le restanti 14.600 sono state respinte. Hanno accolto
positivamente più richieste di asilo dell’Italia, la Germania (47.555), la Svezia (33.026) e la Francia (20.640). Le prime tre nazionalità di coloro che hanno ottenuto lo Status di rifugiato o
altra forma di protezione internazionale in Italia nel 2014 sono state Pakistan (2420), Afghanistan (2400) e Nigeria (2145).
Queste sono le Leggi che la Comunità Europea ha emanato per disciplinare l’ingresso e la vita stessa degli immigrati regolari o clandestini che giungono sulle nostre coste, sia per chi
rimane e sia per chi sceglie di migrare verso gli altri paesi dell’Europa, mentre le conseguenze di un così massiccio afflusso che quotidianamente si sta in questi ultimi tempi
ripetendo, sono le migliaia e migliaia di morti per annegamento che feroci e spietati mercanti di vite umane, offrono a quel mostruoso dio dei flutti, il quale annidato nelle profondità di
quel tratto di mare che va dalle coste libiche alle nostre coste sicule, ghermisce quotidianamente per saziare la sua mai sazia fame di carne umana. E’ una tragedia senza fine che assume i
contorni inquietanti di un omicidio di massa. Una tragedia che prosegue nella quasi totale indifferenza dell’opinione pubblica italiana ed europea, 200 migranti dispersi alcune sere fa per il
naufragio di un barcone al largo delle coste libiche; altri 500 annegati a 300 miglia dalle coste di Malta in una delle passate settimane, a causa dello speronamento da parte di una altra
imbarcazione di trafficanti, per punirli di una ribellione. Le cause di tale naufragio, sul quale sta investigando la Polizia, sono state riferite dagli unici due superstiti, due ragazzi
Palestinesi, salvati da un mercantile Panamense. Racconti strazianti, i due sono rimasti a galla grazie a mezzi di fortuna ed hanno visto annegare gli altri, molte donne e famiglie con minori
provenienti dalla Siria, dalla Palestina, dell’Egitto e del Sudan, che non hanno retto alla fatica. Tra questi un bambino Egiziano partito per cercare di inviare a casa i soldi per pagare le cure
al padre, gravemente malato di cuore. Sarebbero quindi più di 700 morti in pochi giorni che si aggiungono ai 20.481 documentati dal Blog Fortress Europe dal 1988 ad oggi. Monsignor
Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento, noto ormai come Vescovo di Lampedusa, e quale Presidente della Commissione Episcopale per le migrazioni, intervistato in un dibattito su come
la gente continua a morire nel Mediterraneo e se negli anni le politiche sono migliorate, rispondeva dicendo : “ Per niente. E’ vero, continuiamo a salvarli, nonostante qualcuno a Nord sia
contrario. Ogni vita umana è preziosa, pero continuiamo ogni giorno a sentire notizie che ti fanno rabbrividire. Non si può più affrontare il fenomeno in questo modo. Non basta dire : “
venite, vi facciamo posare i piedi sulla terra italiana”. Qui ci vuole una organizzazione diversa, scelte politiche diverse, un Europa diversa. Non bastano solo le navi che pattugliano. Frontess
plus avrà o no il ruolo di salvare vite umane? Non credo. Non si tratta di avere documentazioni sui morti ma di fare in modo che la gente non muoia. Ormai è la politica a dovere invertire
la rotta, altrimenti continueremo solo a dare statistiche . E con i poveri le statistiche non giovano perché dietro ci sono storie e volti di uomini, di donne e di bambini. L’Europa non ha ancora
messo al centro l’uomo e ragiona solo in termini di economia. E come perché queste vite perdute che hanno un colore diverso del nostro non interessano. La situazione in Sicilia è al collasso. Non
sanno più dove metterli. I Centri di accoglienza sono tutti operativi al massimo. L’atteggiamento della Chiesa è cambiata parecchio in questi ultimi anni. Prima vi era una vicinanza lontana. Ora
è impegnata al massimo ed in prima persona. Mi piacerebbe che in un mondo di globalizzazione in cui è possibile spostare da una parte all’altra le merci ed il denaro, vi siano inclusi anche gli
uomini. Non si possono alzare i muri, nessuno può fermare la Storia. Chi ha impegni politici deve rendersi conto che è un momento importante e decisivo in cui la Storia cambia . Perché quando ci
sono popoli che si muovono la Storia è sempre cambiata”.
In questo ultimo periodo (2015), l’afflusso dei migranti ha raggiunto proporzioni preoccupanti. Le crisi dei Governi Africani, le guerre in Medio Oriente, la paura dell’Isis e l’aumento
delle frange terroristiche, tutti fattori che hanno contribuito all’incremento di profughi che ogni giorno sbarcano sulle nostre coste. Il problema vero, tuttavia, è la mancanza di una gestione
programmata dovuta all’incapacità dei Governi centrali di sapere affrontare il fenomeno. Così nel corso degli anni, l’intolleranza degli italiani verso i migranti non ha fatto altro che
aumentare. Basti pensare che in soli 5 anni, l’opinione degli italiani è cambiata radicalmente. L’idea che un paese cattolico come il nostro deve raccogliere tutti era condivisa nel 2010 dalla
maggioranza (52%) dei cittadini. Oggi, solo il 17% è d’accordo con questa affermazione inclusa anche la percentuale del 35% al 42% di chi pensa che: “gli immigrati sono la principale causa della
delinquenza”. Ma l’altro pericolo maggiore che avvertono gli italiani, è quello che un’immigrazione così massiccia ci privi della nostra radice culturale. Più del 40%, infatti, ritiene che la
presenza di tanti extracomunitari, indebolisca la nostra identità nazionale, per questo, “un immigrato clandestino deve essere espulso immediatamente anche se non ha commesso reati”. Solo il 16%
degli italiani, crede che bisogna accogliere tutti gli immigrati che arrivano, perché spesso sono perseguitati nei loro paesi. Al contrario il 43% ha una posizione molto più estrema: “bisogna
respingere tutti gli immigrati perché l’Italia non può accoglierne ancora”.
Dopo una sì lunga e faticosa disamina degli avvenimenti che stanno interessando il mondo politico, sociale e culturale della nostra Nazione, concludo, con la massima, che l’illustre filosofo e
matematico Pitagora, nato a Samo qualche anno prima della metà del secolo VI a.C. e morto assassinato in una ribellione di popolo a Crotone, tramandò Lui stesso agli immigrati: “Se devi lasciare
la tua Patria, salendo sulla nave, distogli lo sguardo dai confini che ti hanno visto nascere”.
Brindisi, 16 giugno
2015.
Antonio TRONO