La stazione aeronautica di Brindisi durante la grande guerra - di Prof. Giuseppe Teodoro Andriani
Con l’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria – Ungheria, il 24 maggio 1915, la Regia Marina Italiana ampliò rapidamente il servizio aeronautico nel versante Adriatico. D’accordo col Ministero della Guerra aveva provveduto a sistemare le stazioni idrovolanti a Venezia, Pesaro, Porto Corsini e Brindisi. Tutti si erano resi conto dell’enorme utilità del servizio aeronautico specialmente nei riguardi della guerra marittima. L’aereo si era dimostrato subito idoneo non solo nelle esplorazioni di vaste zone di mare, ma anche e, soprattutto nella ricerca e nella caccia dei sommergibili nemici, specialmente in una zona limitata quale il Canale d’Otranto. Gli aeroplani dislocati nel porto di Brindisi, situato in una posizione strategica, potevano bombardare le basi nemiche non troppo lontane da Brindisi e nello stesso tempo procedere a quotidiane ricognizioni delle località nemiche e a segnalare il pericolo di improvvisi attacchi aerei o marittimi al Comando Marina in modo da predisporre la difesa. I piloti erano in grado, se l’apparecchio fosse dotato di radio trasmittente, di comunicare tempestivamente con la base eventuali pericoli visti dall’alto, in modo da disporre la difesa. L’esperimento di telegrafia senza fili da un aeroplano in volo aveva dato qualche anno prima ottimi risultati. Era stato proprio un pilota brindisino, il capitano dei bersaglieri ORONZO ANDRIANI, che, per primo, il 16 marzo 1913, volando con un aeroplano Newport alla quota di mille metri sul cielo di Novara, aveva inviato all’aeroporto di Malpensa cinque telegrammi, che erano stati ricevuti in modo perfetto. A proposito di questo pilota brindisino mi sia consentito di aprire una parentesi. Oronzo Andriani, da capitano dei bersaglieri aveva conseguito il brevetto di pilota. Egli conservò il grado e la qualifica di ufficiale. Gli fu affidato il comando della scuola di volo della Malpensa, per cui molti furono i piloti che impararono a volare sotto la sua guida.
Egli costituì, sotto il suo comando, il “Primo Battaglione di aviatori”, di cui facevano parte piloti come Francesco Baracca, Mario De Bernardi, Armando Miraglia e poi anche Gabriele D’Annunzio, il quale, il giorno della festa dei Bersaglieri, gli rivolse il seguente saluto:“…Compagni, oggi è il Natale dei Bersaglieri, è la commemorazione dell’origine: festa vera di giovinezza, chè l’Arma piumata è perpetuamente giovine nella giocondità, nell’ardimento, nell’impeto e nella prepotenza. Ma per noi oggi è la festa del nostro Comandante ammirabile e adorabile, del Bersagliere esemplare che fu tra i primissimi a volgere il passo di corsa in volo temerario, a convertire la sua piuma ondeggiante in ala rombante…” Per il coraggio e il valore dimostrato durante le azioni di guerra gli furono conferite due medaglie di bronzo al valore militare. Nell’ultimo periodo della guerra il Tenente Colonnello Oronzo Andriani assunse il comando di tutta l’Armata Aerea Interalleata, composta da squadriglie aeree inglesi, francesi , giapponesi e poi anche americane. Quando il 28 marzo1923 fu costituita la Regia Aeronautica Militare, come terza forza Armata, sganciata del tutto dalla Marina e dall’esercito , egli fu il primo ufficiale ad indossare la divisa di generale. La stazione aeronautica di Brindisi, all’inizio della guerra, alle dirette dipendenze del Comando Marina, comprendeva la stazione degli idrovolanti, sistemata sulla riva settentrionale dell’avamporto nella zona costiera di Posillipo e Costa Guacina. Essa fu dotata di scivoli per la rapida scesa in acqua e di una potente gru: gradatamente furono innalzati alcuni hangars e costruite abitazioni per il personale. Il luogo rispondeva all’esigenza di un bacino marino sempre calmo ed ampio abbastanza da permettere facilmente agli idrovolanti manovre sicure ed agevoli. Agli inizi del 1915 i lavori di costruzione del primo hangar erano iniziati; quando l’Italia entrò in guerra i lavori erano terminati, anche se gli idrovolanti in dotazione erano pochi e non sempre efficienti. La stazione fissa a terra disponeva della nave appoggio idrovolanti “ E L B A “ dislocata a Brindisi per l’assistenza dei velivoli in alto mare. La nave portava a bordo tre idrovolanti Curtiss, che, però, tenuti all’aria aperta, si deteriorarono facilmente, dato che, come tutti gli apparecchi di allora, erano costruiti con legno e tela.
La nave Elba disponeva di un aerostato, cioè di un pallone frenato da un verricello a vapore con 900 metri di cavo di acciaio, di due verricelli per il cavo telefonico e di un posto d’ormeggio del pallone in coperta. Un osservatore, collegato telefonicamente con la nave, era impegnato sul pallone alla scoperta dall’alto di navi nemiche. La nave Elba alla fine del 1915 fu sostituita dalla nave appoggio idrovolanti “ E U R O P A “ , che portava a bordo, oltre ad un’officina più attrezzata, anche dodici idrovolanti M 5. Sul ponte erano state costruite due tettoie, una a prua e l’altra a poppa, per ospitare una dozzina di apparecchi, che dovevano, però, essere calati in mare o riportati a bordo con una gru. Nell’immediato retroterra della stazione idrovolante, sul lato ovest della rada esterna, a sinistra uscendo dal Canale Pigonati, era dislocata la stazione aeronautica per le aeronavi, meglio conosciute come DIRIGIBILI, e per aerei terrestri che disponevano di una breve pista per decollare e atterrare. I dirigibili avevano un’autonomia maggiore e potevano portare una grande quantità di bombe, che potevano essere sganciate da un’altezza superiore alla gittata dei cannoni antiaerei. Inoltre potevano volare anche di notte senza essere avvistati facilmente. Le missioni di esplorazione delle aeronavi consistevano: nella esplorazione periodica delle acque circostanti la piazzaforte di Brindisi; la sorveglianza sistematica dei campi minati; sorveglianza della rotta di sicurezza del porto; scorta effettiva della rotta dei convogli eseguita in posizione avanzata rispetto alle navi. Le aeronavi che erano di stanza a Brindisi erano tre: due Tipo D. E ( e precisamente la numero 5 e la numero 8 ) e una Tipo A 1. Nel 1918 la base dei dirigibili fu definitivamente spostata nell’aeroporto di San Vito dei Normanni, ritenuto più sicuro dagli attacchi aerei nemici. Già da qualche anno nell’aeroporto di San Vito dei Normanni, denominato MAURIZIO GALLO, erano di base gli enormi aerei da bombardamento, i triplani Caproni, dotati di tre motori, poiché richiedevano una pista più lunga per il decollo e per l’atterraggio. Appena furono pronti gli hangars, 80 Caproni da bombardamento furono trasferiti in questo aeroscalo. Essi erano capaci di portare una grande quantità di esplosivo ( 10/12 tonnellate per volta ) ed eseguire bombardamenti da oltre 4 mila metri. Impiegavano un’ora per attraversare il Canale d’Otranto e potevano rientrare anche con un motore in avaria. La piazzaforte marittima di Brindisi subì diversi attacchi aerei che avevano lo scopo di colpire le navi e le postazioni militari del porto. La contraerea della base navale, però, rendeva vani gli attacchi aerei, che furono contrastati dagli idrovolanti e dai cannoni delle batterie costiere della Regia Marina Militare. Nel 1915 si registrarono solo due attacchi aerei austriaci composti da soli quattro apparecchi che bombardarono la città e il porto senza causare notevoli danni; l’anno successivo, 1916, i bombardamenti di apparecchi nemici su Brindisi furono tre con 21 apparecchi impiegati; nel 1917 si contarono altri tre bombardamenti effettuati sempre con l’impiego di 12 velivoli; nell’ultimo anno di guerra, 1918, i bombardamenti furono tre ma gli apparecchi impiegati furono più numerosi : 21. Nel corso della guerra la città e il porto subirono 11 bombardamenti aerei con l’impiego di 58 velivoli, che causarono centinaia di vittime, molte delle quali erano civili. In uno dei primi bombardamenti aerei, precisamente il 18 giugno 1915, morì sotto le macerie della sua casa una giovinetta di 18 anni, Anna Avallone, i cui familiari, per ricordare ai posteri la causa della morte, eressero sulla tomba un aereo, così come possiamo vedere ancora oggi nel cimitero di Brindisi. L’Amministrazione Comunale fu così costretta a costruire in fretta e furia alcuni rifugi antiaerei in diverse zone della città, ricavandoli in gran prevalenza da sotterranei già esistenti o utilizzando seminterrati rafforzati con pali e tavolati.
Gli aerei dell’aeroscalo di Brindisi, contrattaccando, riuscivano ad allontanare gli avversari, che alla vista dei nostri aerei preferivano allontanarsi. Nel settembre 1915 i francesi avevano inviato a Brindisi una squadriglia di quattro aerei da difesa, che il 28 gennaio 1916 furono destinati altrove. Nel novembre 1917 gli inglesi inviarono a Brindisi una squadriglia di quattro idrovolanti posta sul piroscafo “Manxman”.adattato a nave appoggio idrovolanti, che si ancorò nell’avamporto. Nel gennaio 1918 la nave con gli idrovolanti partì per essere utilizzata in Oriente. Gli idrovolanti italiani erano monoplani Newport con un’apertura d’ali di m. 12,50, dotati di due galleggianti. Erano forniti di motore rotativo “ Clerget “ di 110 cavalli. Raggiungevano la velocità oraria di Km. 120; lasciavano l’acqua con facilità se il mare era calmo. Impiegavano 55 minuti per raggiungere la massima altezza di 2 mila metri. La loro autonomia era di tre ore. Ogni aereo disponeva di due posti: avanti l’osservatore; dietro il pilota. L’armamento consisteva in una mitragliatrice automatica, ma se erano adibiti al bombardamento avevano l’installazione per il lancio di piccole bombe. Memorabile fu il combattimento aereo del 17 giugno 1917 tra tre apparecchi austriaci e quattro idrovolanti dell’aeroscalo brindisino. I tre aerei nemici avevano attaccato con la mitragliatrice il Dirigibile D. E. 5 in missione di esplorazione. Quattro idrovolanti subito si alzarono in volo. Gli apparecchi dei Tenenti di vascello ORAZIO PIEROZZI e Carlo Daviso raggiunsero per primi l’apparecchio nemico e lo attaccarono con fuoco vivacissimo, uccidendo uno degli osservatori e ferendo il pilota. Dai rapporti dei piloti leggiamo : “ Nella foga dell’attacco i due apparecchi si abbordano con le ali. Ma quando già uno degli osservatori è colpito, anche il pilota del nostro apparecchio, il 2° nocchiere Aldo Giannelli viene ferito alla testa. I due apparecchi planano: quello nemico , con il motore che funziona irregolarmente; il nostro ancora governato dal pilota Giannelli, il quale riesce ancora a manovrare l’apparecchio, ma poi stordito dalla ferita, viene meno e l’idrovolante precipita in mare. Nel frattempo sull’idrovolante nemico è piombato l’F. B. A. 14 pilotato dal Tenente di Vascello PIEROZZI, il quale, attaccandolo a breve distanza, colpisce in pieno l’apparecchio ed il motore e uccide il pilota e l’altro osservatore…”. Le azioni belliche compiute dalle forze aeree della stazione aeronautica di Brindisi e dal campo terrestre di San vito dei Normanni nel corso della prima guerra mondiale furono diverse. Mi limiterò a riferirne solo alcune: il 26 settembre 1916 una squadriglia di tre idrovolanti di Brindisi al comando del Tenente di Vascello Caffaratti bombarda i pontili e gli hangars di Durazzo con 54 bombe. I nostri velivoli furono inseguiti da apparecchi nemici, che ne abbatterono uno , uccidendo l’osservatore e catturando il pilota. L’otto ottobre 1916 ( dodici giorni dopo ) il sottotenente di Vascello Coffaratti Lionello, comandante della squadriglia di Brindisi, decorato con due medaglie d’argento, perse la vita a causa di un incidente di volo. Un mese prima ( e precisamente l’otto agosto ) aveva perso la vita il pilota Sottotenente di Vascello Primicerio Mario. L’aeroscalo di Brindisi, purtroppo, dovette registrare la morte di altri tre ufficiali piloti, periti durante tre diverse missioni di guerra nel cielo di Brindisi: il 18 gennaio 1916 morì il Tenente di Vascello Strobino Leopoldo; il 9 gennaio 1918 morì il Capitano di Corvetta Violante Enrico; il 25 luglio 1918 perse la vita il Guardiamarina Ferri Pietro, decorato con medaglia di bronzo. Il 9 maggio 1918 aerei di Brindisi contrattaccarono due velivoli austriaci che avevano gettato bombe sulla città, abbattendone uno ( il K387 ); gli aviatori furono fatti prigionieri.
Il 30 aprile 1917 la “ Società IDROVOLANTI BRINDISI “ a nome dell’ingegnere SARACENI e C. chiese ed ottenne dal Demanio la concessione per 5 anni di un tratto di suolo demaniale a Sant’Apollinare per impiantare un cantiere con hangar, officine e scalo d’alaggio per la costruzione e riparazione di idrovolanti. Purtroppo nulla si sa dell’attività della società messa in piedi dall’ing. Saraceni. L’hangar costruito su quel terreno era ancora segnalato sulle carte negli anni 1920. Il contributo dato dalla stazione aeronautica brindisina fu notevole e contribuì, con la Marina Militare, al conferimento alla città di Brindisi, il 28 novembre 1923, della “ C R O C E di G U E R R A che fu aggiunta allo stemma della città. Lo scultore brindisino, Edgardo Simone, ebbe l’incarico di realizzare un targa di bronzo con la motivazione del conferimento della “ Croce di guerra “ alla città. La targa fu collocata sulla facciata del palazzo della Dogana sul lungomare Regina Margherita, dove si trova ancora oggi. Interessante è la motivazione del conferimento della Croce al merito di Guerra, concessa alla città di Brindisi dal Comandante in Capo delle Forze Navali, Ammiraglio Thaon De Revel “ Alla gloriosa città di Brindisi, la cui generosa popolazione nonostante le replicate offese dal mare e dal cielo, le numerose vittime della ferocia nemica e le privazioni indicibili causate dalla sospensione di ogni traffico. mai piegò l’animo, conferisco la Croce al merito di guerra. All’ammirazione degli italiani addito la città decorata per la magnifica prova di coraggio e di fede che ha dato durante la lunga ed aspra guerra, e perché, con la sua fierezza efficacemente contribuì al raggiungimento della Vittoria . Il Capo di Stato Maggiore della Marina Ammiraglio Thaon de Revel - Brindisi 19 ottobre 1919
La presente relazione fu letta nella sala regia dell’Hotel Internazionale di Brindisi la sera del 25 ottobre 2016 durante la quale furono proiettate numerose immagini dell’epoca