Il bello, il brutto, il cattivo
2011-3-1
Nel mondo classico, in particolar modo nel teatro antico, la caratterizzazione dei tipi umani non è un espediente scenico, ma rispecchia una forma culturale, uno stile di vita, il costume di un popolo e, soprattutto, l’abitudine, più o meno evidente, alla valutazione della realtà. Così anche Goldoni rappresenta il mondo attraverso il teatro nel tentativo di comunicare riflettendo sui meccanismi sociali. Nel mondo attuale la forte esigenza di realismo genera il desiderio di conoscere e accettare sempre tutti e tutto per evitare che il principio di scelta possa significare esclusione. Una riflessione ne consegue: che possa nascere la logica del “tutto è possibile” in nome di una socialità che riguarda e accomuna tutti; allora diventa difficile distinguere il bene dal male, il bello dal brutto. Certamente l’idea delle categorie mentali è superata, ma bisogna fare attenzione a non abbattere i sistemi di valutazione strettamente connessi all’etica di un popolo. In caso contrario ci sarebbe il rischio di disorientare i giovani e affidarli ad un futuro incerto e caotico, privo di riferimenti comuni e sani principi. È necessario invece suscitare il senso di responsabilità attraverso la capacità di osservare e distinguere il bene dal male e il bello dal brutto e dal cattivo. Il rifiuto della violenza, la contrapposizione al male nascono spontaneamente in noi, ma non a caso: rappresentano le nostre emozioni provenienti dal quel bagaglio di valori morali, che caratterizzano l’uomo e lo rendono diverso dalle bestie. Seguire sani modelli, non vergognarsi di possedere degli ideali ritenuti antiquati, manifestare la propria commozione e l’entusiasmo per la vita, avere il coraggio di esprimere le proprie idee e di contrapporsi all’errore: questo ogni essere umano deve pretendere da se stesso.