Pubblicato su”EUROMEDITERRANEO” n. 135 del 16 settembre 2008
SALINA DI PUNTA DELLA CONTESSA E AREA PORTUALE
Zona industriale o parco naturale?
La Giunta Regionale ha approvato l’ampliamento della circoscrizione territoriale, di competenza dell’Autorità Portuale di Brindisi, fino al limite di Cerano. Una vecchia idea, già lanciata nel lontano 1994 per la realizzazione di un porto commerciale e industriale, che consenta lo sviluppo di quello storico a vocazione turistica. Giuseppe Giurgola, presidente dell’Autorità portuale, è raggiante e attende il via libera del Governo per valutare le proposte che arrivano da un gruppo di investitori di Singapore, che vorrebbe realizzare a Brindisi un terminal per i contenitori. Un porto industriale a ridosso della centrale Federico II consentirebbe lo scarico di carbone, di petrolio, di merci varie, di prodotti chimici e la costruzione del terminale del rigassificatore.
Bisogna, comunque, tener conto che la legge regionale n. 28 del 23-12-2002, pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione Puglia n. 164 del 30 dicembre 2002, istituisce il Parco naturale regionale “Salina di Punta della Contessa”, che si estende da Capo Torre Cavallo fino a Torre Mattarelle. Il Parco vincola, in pratica, tutta la fascia costiera, che dal Petrolchimico arriva fino a Cerano, ipotecando pesantemente le attività della zona industriale di Brindisi.
Numerose sono le finalità del Parco, che è di importanza Comunitaria, tra le quali conservare e recuperare le biocenosi, in particolare l’habitat animale e vegetale, incrementare e migliorare gli ambienti umidi, monitorare l’inquinamento, bonificare i suoli inquinati, allestire infrastrutture per la mobilità lenta, rinaturalizzare le aree agricole, promuovere e qualificare attività economiche compatibili e attività di educazione, formazione, ricerca scientifica e persino attività ricreative sostenibili.
La legge prevede, all’articolo 4, molti vincoli e divieti su tutto il Parco, che non consentono persino la raccolta di specie vegetali spontanee.
I terreni della zona industriale sono stati penalizzati dal sindaco Mennitti con un’ordinanza che ha imposto il divieto assoluto di coltivare i terreni compresi in un’area di ben 400 ettari nella zona S. Lucia-Cerano, a causa dell’elevato tasso di inquinamento. Gli agricoltori, abbandonati a se stessi, con le aziende inattive e i campi incolti, sono in continua agitazione.
Come si concilia l’ampliamento dell’area portuale con le esigenze e soprattutto con i vincoli del Parco?
Dove si dovrebbe costruire il porto industriale? Nella baia di Cerano, a sud di Torre Mattarelle: molo carbone, terminale del rigassificatore, molo per le merci sfuse ecc.. Gli abitanti di San Pietro Vernotico, di Torchiarolo, di Campo di Mare, Lendinuso, Torre San Gennaro, Casalabate sono già in fermento, temono di essere ulteriormente penalizzati.
Vito Maellaro