Pubblicato su “EUROMEDITERRANEO” - marzo 2010 n. 1

 

IL CANALE PATRI (CANALICCHIO)

 

Desidero esporre alcune considerazioni tecniche sull'opera idraulica di contenimento delle piene recentemente realizzata in aderenza al canale Patri.

Premetto che non conosco il progetto dell'opera né ho potuto assistere a tutte le fasi di lavoro perchè trascorro a Brindisi solo alcuni giorni di vacanza ogni anno.

Non mi permetto inoltre di esprimere valutazioni sulle calcolazioni idrologiche, idrauliche ed ambientali che hanno ispirato la scelta progettuale ed il dimensionamento delle opere.

Viceversa le lavorazioni eseguite, a mio avviso, sembrano mancare di alcune opere di difesa idraulica che, spero, siano state realizzate per assicurare la piena funzionalità dell'opera di laminazione.

 

Più precisamente mi riferisco alla sponda in destra idraulica del canale che corre in aderenza alla nuova vasca.

Per effetto dello scavo della vasca questa sponda del canale è diventata di fatto un “arginello” .

Questo “arginello”, come è evidente, è stato protetto sul lato vasca ma non sul lato canale.

Considerate le sue modeste dimensioni trasversali in relazione alle sollecitazioni cui è sottoposto è auspicabile che esso sia stato rinforzato con un l'inserimento di un diaframma di tipo “rigido” e di adeguata profondità visto che il tipo “plastico” non assicura anche la funzione strutturale!

 

Mi permetto di insistere su questa integrazione strutturale perchè, se così non fosse, l'insieme delle opere presenterebbe una elevata vulnerabilità in occasione di eventi di piena eccezionali.

In tali situazioni si verificano elevati livelli idrometrici e forti sollecitazioni erosive; l'arginello si imbibisce e, a seguito dell'abbassamento dei livelli - cosiddetto svaso rapido- si producono delle pressioni verso l'esterno della sponda.

Questa sollecitazione, cui potrebbe aggiungersi (ove mai manchi il diaframma di cui sopra) la pressione idrostatica proveniente dalla vasca piena, può produrre dei movimenti franosi fino al collasso dell'argine con la conseguenza che il volume d'acqua trattenuto dalla vasca si riverserebbe in maniera incontrollata nel canale vanificando così gli effetti attesi dall'opera idraulica!

 

Anche la mancata posa di un geotessile e di un rivestimento sul lato canale, a mio avviso, è una manchevolezza significativa!

 

Chi percorre la strada che corre in sommità della sponda sinistra del canale, guardando attentamente la vegetazione presente sulla sponda sinistra nel tratto di canale in questione, non può non notare sin d'ora vistosi cedimenti!

 

Con riferimento all'interno della vasca io spero che la struttura della pavimentazione consenta, in futuro, il transito senza danneggiamenti di un piccolo escavatore per rimuovere ed asportare i limi che si depositeranno dopo gli invasi; se ciò non fosse possibile, nel tempo, il fondo sale di quota e diminuisce la capacità di invaso!

 

Questo è tutto. Ove mai le lavorazioni eseguite non corrispondano a quanto da me ipotizzato, le mie osservazioni non sono da prendere in considerazione.

 

Mi sono permesso di fare queste osservazioni perchè questa situazione presenta una perfetta somiglianza con un'opera idraulica che conosco bene (cassa di espansione del torrente Belbo in Piemonte con un volume di invaso di gran lunga superiore (mc.1.800.000) per la quale si è dovuto provvedere, in corso d'opera, ad un adeguato rinforzo dell'argine e del rivestimento di sponda nel tratto del torrente che corre in aderenza alla cassa di espansione.

Sono altresì numerosi i casi di diminuzione di capacità di invaso per i costi elevati che comporta lo svuotamento del fondo ove si depositano detriti.

 

Quanto all'ubicazione dell'opera forse era meglio individuare un sito più a monte per sfruttare al meglio anche la capacità di laminazione dello stesso canale ma, se lo stato dei luoghi non lo ha consentito, per la risoluzione della criticità della Questura “si spera” possa bastare il volume captato dalla vasca così realizzata. Come ho premesso non conosco le calcolazioni idrologiche ed idrauliche.

 

Continuando verso valle è stata una scelta giusta quella di rimuovere il tombamento del canale a monte del ponte stradale per prevenire gli effetti delle portate (e quindi dei livelli) eccezionali che producono rigurgiti. Tuttavia il ponte stradale resta, a mio avviso, una criticità residua con cui bisognerà convivere!

E' stato un invece errore restringere la sezione del canale in corrispondenza del muro di cinta della Questura. In questo tratto si doveva, al contrario, aumentare il più possibile l'officiosità del canale per ottimizzare le condizioni di deflusso e quindi la riduzione dei livelli idrometrici!

Resta inteso che in ogni caso non si può prescindere da una periodica manutenzione del canale prevedendo la pulizia del fondo (sempre per mantenere ottimale l'officiosità della sezione) e lo sfalcio delle sponde con vegetazione spontanea anche per mettere in luce l'innescarsi di eventuali frane.

Un'ultima considerazione.

 

Perchè non pensare, nei programmi futuri di riqualificazione del territorio, ad un parco fluviale che si sviluppa lungo il canale mettendo in comunicazione il mare con il nuovo parco Magrone?
Percorrendo questo tratto in bicicletta si favorirebbe il collegamento tra i quartieri residenziali di Bozzano e l'area portuale di levante.

Gli attuali usi agricoli dei terreni privati limitrofi verrebbero estesi ed incentivati migliorando la vivibilità di quel territorio (“il canalicchio”).

Esso mi riporta ai bellissimi anni della mia giovane età!

 

Bologna gennaio 2010
ing. Domenico Danese