2017/feb - A proposito dei limiti espressivi di tanti giovani universitari - di prof. E. Galiano
Ci son voluti secoli per “costruire “ la lingua italiana. Le tappe fondamentali, oltre ad altri, sono stati Dante, Galilei, Manzoni. La lingua italiana è una delle più ricche delle lingue parlate sia per quanto riguarda la sua struttura grammaticale e sia per quanto attiene alla sua capacità espressiva, grazie all'innumerevole quantità di termini. Oggi in cui la velocità predomina nella società consumistica, si preferisce ad essa una lingua meno articolata (l’inglese) e quella digitale.
E’ stato più che opportuno, anche se tardivo, l’allarme sollevato da oltre 600 professori universitari per la povertà lessicale e per le vistose sgrammaticature da parte del maggior numero dei giovani universitari.
Insigni linguisti sono tutti fermi nella convinzione che la lingua influisce sul flusso e sul carattere del pensiero e di conseguenza sulla logica. Per cui,- mi ripeto – la lingua influenza il modo di categorizzare, di ragionare, di pensare.
Noti psicologici hanno messo in evidenza che la lingua influenza lo sviluppo intellettivo e mentale
Lascio immaginare allora la disastrosa conseguenza : povertà linguistica povertà di pensiero. Quindi occorre intervenire al più presto, se non si vogliono condannare moltitudini di bambini alla regressione intellettiva.
Chiediamoci come mai si è registrato questo disastro.
Secondo il filosofo Cacciari, “ la colpa non è degli insegnanti né degli studenti, ma di chi ha smantellato la scuola. Negli ultimi decenni la scuola è stata massacrata: tagli ai fondi e di materie che insegnano a ragionare”.
Benché ben lontano dalle idee filosofiche e politiche di Gentile, devo riconoscere che il suo impianto della scuola, basato su un nucleo di materie come italiano, storia ,filosofia nel classico ( lo scientifico cambiava di poco con l'aggiunta di matematica), si è rilevato valido per tanti decenni. Adesso si taglia il latino, si taglia la filosofia, pilastri per un approfondimento logico.
La riforma gentiliana era stata concepita in modo organico da un uomo di profonda e vasta cultura. Negli ultimi decenni, quando si è voluto “svecchiare” la scuola, non si è affidato il compito a persone di provate competenze e dotati di una cultura storico-filosofica e di sensibilità ed intuito pedagogico. Tutto è avvenuto all'insegna del “nuovismo”, della superficialità , perché oltretutto l’interesse dei governati era quello di usare la scuola come serbatoio di voti e non come fucina di intelligenze e di persone coscienti.