Già prima del 27 Melina mi ha telefonato, dicendomi che a causa del suo stato di salute, non sarebbe potuta venire in pellegrinaggio con noi. Mi ha raccomandato di mettere nella preghiera il nipote Luca e il figlio Giuseppe.
Durante il pellegrinaggio, come sempre facciamo, ci fermiamo alla fine del rione Paradiso. Maria Pia rivolgendosi alla Madonna, ha raccomandato Gianluca, un seminarista che presto sarà diacono.
Il mio amico Pino, invece, soffocando l'emozione di un pianto, mi ha chiesto di chiedere a tutti di pregare la Madonna per la sua mamma che non sta bene.
Lungo la strada ho fatto la conoscenza di Mario, un signore che vive a Bologna, e che spesso viene a Brindisi dai suoceri. Ci ha detto che avendo saputo di questo pellegrinaggio, già lo scorso mese aveva tentato di unirsi al gruppo di persone che vanno a Jaddico, ma senza riuscirci, perchè non conosceva il percorso che noi facciamo lungo le vie della città. In questo mese di gennaio, invece, con gioia, ci ha raccontato tutto questo, mentre con noi in pellegrinaggio, si andava a Jaddico.
Qualcuno ha voluto contare quante persone eravamo, e dopo averlo fatto mi ha detto che eravamo cento. Si, proprio con due zeri. Ma subito dopo ci siam dovuti correggere, perchè era arrivata Melissa, la nipotina di Nino, che era già nelle braccia del nonno, il quale con tono orgoglioso spesso mi dice che lui vive per i suoi piccoli nipoti.
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“A Jaddicu 'nci stava nu muru, cu na stampa ti la Matonna sobbra”
Gesù scende dal cielo, entra in una grotta. Nasce.
Trent'anni dopo lo vediamo nelle acque del fiume Giordano, sporche dei peccati di tutti coloro che lo hanno preceduto.
Lo vediamo poi sul bordo del pozzo di Giacobbe e, alla donna che gli si avvicina in quel mezzogiorno di fuoco (il sole è a picco), lui promette un'acqua bevendo la quale lei non avrà più sete.
La stessa acqua della quale ci parla il profeta Isaia, ancor prima che Gesù nascesse. Un'acqua che ci viene offerta dal Signore. Non c'è da pagare nulla, è gratis.
L'amore non si paga. E' un'acqua che ci avvicina al Paradiso.
Quando poi Gesù sarà sulla croce, da lui uscirà acqua e sangue. Quell'acqua e quel sangue attraverso la quale noi uomini deboli, ci rivolgiamo a Dio per chiedergli misericordia.
Dell'acqua possiamo parlare anche noi di Brindisi, quella stessa con la quale ci segnamo quando ci troviamo sul piazzale di Jaddico, li, dove la Madonna ci accoglie a braccia aperte.
Le anfore che sono ai suoi piedi traboccano di acqua e ci ricordano le nozze di Cana.
Il pellegrino che si avvicina, si bagna la mano e si tocca la fronte, per chiedere al Signore discernimento; poi si tocca il petto, proprio dove c'è il cuore, per chiedere al Signore di imparare ad amare; poi la bocca, per chiedergli di saper evangelizzare e parlare di Lui; ed infine le orecchie, per imparare ad ascoltare. Questa è la preghiera che con quell'acqua si fa a Jaddico.
Ma quella non è un'acqua qualsiasi, è l'acqua della Madonna, la quale cinquant'anni fa, in sogno disse a Teodoro: “Cerca l'acqua mia e la troverai.” E Teodoro per tanto tempo la cercò e poi la trovò. La polla di quell'acqua era nascosta dalla melma, nel canale che costeggia il Santuario.
Teodoro, in quello stesso momento, senza porsi tanti dubbi, decise di analizzarla. Lo fece a modo suo. La bevve. Era buona. Questo il risultato.
Teodoro non si lasciò ingannare dal fango e dalla melma che emanavano cattivi odori.
Da quella polla, oggi, l'acqua raggiunge la fontana dove c'è la Madonna con le anfore, e la gente come ho già detto, con essa si fa il segno della croce, e la usa anche per chiedere alla Madonna di rivolgere il suo sguardo in favore di un ammalato.
E' qui, è in questo luogo che un gruppo di persone, il “ventisette” di ogni mese viene in pellegrinaggio, a piedi, con il sole o con la pioggia, di estate o di inverno, con le scarpe o senza, fino a raggiungere quel Santuario di Jaddico che è aperto di giorno e di notte.
Per quello che mi riguarda tutto iniziò così:
Da qualche tempo avevo iniziato a pregare a Jaddico, ci andavo ogni sabato notte, dalle 23.00 alle 24.00.
Con il passare dei mesi mi dissi che tutto questo non poteva essere sufficiente, non potevo limitare la preghiera solo al sabato, solo una volta alla settimana.
Potevo unirmi a quelle persone che ogni 27 del mese, a piedi, andava in pellegrinaggio a Jaddico. Mi dicevo che avevo dei buoni piedi (per la verità dicevo di avere delle buone scarpe).
Un ventisette a Jaddico, prima della messa, chiesi ad una di loro, esattamente ad Effa, se potevo anche io partecipare al pellegrinaggio a piedi, per raggiungere con loro il Santuario.
Fu così che dopo qualche tempo, esattamente il 27 ottobre 2008, dopo esserci avviati, a metà di via Arione, all'altezza del mercato coperto che si trova al rione Cappuccini, ho visto una vecchietta di circa novant'anni.
Si rivolgeva al gruppo di persone che in corteo percorrevano la strada, e mostrava loro il suo apprezzamento. Era fiera nel portamento, magra, tutta d'un pezzo, sola, in piedi, tutta vestita di nero.
Incuriosito e contento per tanta attenzione, mi sono avvicinato, per dirle che il nostro è un pellegrinaggio con il quale andiamo a piedi fino a Jaddico, e che intendiamo in questo modo offrire questo sacrificio alla Madonna.
Senza indugio, lei mi dice che in quel luogo ci andava con la sua famiglia già quando era piccina e, continuando mi ha spiegato e raccontato la storia di Jaddico:
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“A Jaddicu, 'nci stava soltanto nu muru, cu na stampa ti la Madonna sobbra, e 'nce statu nu vigile ca è vistu la Matonna. Era nu vigile comune.”
Questa è stata la versione più breve e più efficace, più calda e più bella, più spontanea che riguardava il muro di Jaddico che io avessi mai udito.
Era tutto preciso, tutto esatto: c'era solo quel muro a Jaddico.
La Madonna era stata dipinta su un affresco che si trovava su un muro, e quel Teodoro D'Amici era un vigile urbano, si, era un vigile comune (comunale).
u.p.