La fila dei pellegrini che sino a questo momento ha camminato sul lato destro della strada, ora si sposta sul lato opposto per raggiungere così l'ingresso del Santuario di Jaddico. Rimane da percorrere un ultimo breve tratto: il viale alberato che sta all'interno del Santuario.
Il sole ha picchiato forte. Padre Innocenzo, nel luglio o nell'agosto di alcuni anni fa, quando era in vita, durante la messa ci disse: "Siete stati eroici!"
I piedi sono stanchi e indolenziti, ma spesso accade che qualcuno percorre l'ultimo tratto, quello fuori città, senza scarpe.
Gli otto Km. che ci separano da casa di Teodoro D'Amici fino a Jaddico, con questo sole, diventano interminabili, ma mettersi in pellegrinaggio è la preghiera più bella che c'è, se pensiamo che tutta una vita è pellegrinaggio, se pensiamo che finalmente alla fine di questo percorso ci attende il nostro futuro: l'incontro, l'abbraccio. Si, l'abbraccio con Dio, come è accaduto a quel figlio che dopo avere trasgredito, quando torna alla casa del Padre, si vede abbracciato e perdonato.
ED ECCO IN QUEL BUIO TREMENDO IL MURO DI LUCE ARGENTATA
(tratto da “Il muro di Jaddico” di Dario Amodio)
Era una sera piuttosto fredda di autunno inoltrato, ricorda la signora Mariolina Rubini di Brindisi. L'anno era certamente il 1962. In città si faceva un gran parlare delle cose che succedevano a Jaddico: che un vigile urbano, certo D'Amici, vedeva la Madonna; che anche altri devoti sostenevano di assistere a misteriosi fenomeni luminosi assolutamente inspiegabili. Persino la Gazzetta ne aveva parlato, sia pure con le dovute cautele.
Naturalmente, come succede in questi casi, passando di bocca in bocca le cose s'ingigantivano, si deformavano, provocando opposizioni critiche da parte degli spiriti benpensanti, primi tra tutti i preti diocesani. La Chiesa ad ogni modo era lì che assisteva senza prendere posizione; non negava il “miracolo”, e nemmeno lo confermava, seguiva gli avvenimenti da lontano badando che la situazione non sconfinasse in forme di fanatismo.
Mariolina lo conosceva di vista il vigile D'Amici, e non gli era simpatico: gli sembrava burbero, severo, scostante. Era mai possibile che la Madonna si andasse a scegliere un tipo come quello lì? Che tra l'altro, si diceva, era un comunista sfegatato e bestemmiava pure la Madonna?
Comunque, pensava Mariolina, che a quel tempo aveva 26 anni ed era sposata da pochi mesi, l'evento era di tale portata che meritava di farci un salto e andare a vedere coi propri occhi come stavano le cose. Ne parlò al marito, l'avvocato Renato Paganelli, che non parve granchè entusiasta, ma poi si lasciò convincere e una sera partirono per Jaddico; con loro c'era un amico, l'ispettore scolastico Nello Santini.
Arrivarono in un luogo solitario, aspro e accidentato, in prossimità di uno stagno, tra cespugli di rovi e il terreno cosparso di pietre e detriti. In un buio tremendo s'intravedeva appena la sagoma del muro diroccato, quello della Madonna, rischiarato dai ceri accesi; di fronte al muro, a una certa distanza, non molta, si percepiva la presenza di un gruppo di persone che pregavano ad alta voce. Forse recitavano il rosario.
I tre preferiscono restare appartati senza unirsi alla preghiera comune. E iniziò l'attesa. Cosa attendevano? Che arrivasse un segno dal cielo, che accadesse qualcosa, ma qualcosa di veramente grande, che potesse avvalorare le voci che lì, in quel luogo, nell'anno di grazia 1962, il cielo si era degnato di scendere sulla terra col personaggio celeste più amato dal mondo cattolico, la Vergine Maria.
Ma poteva anche non accadere niente, era già successo; oppure, semplicemente, poteva accadere che ad alcuni venisse concesso il privilegio di “vedere” e ad altri no.
Così avvenne. A un certo momento si udì un grido. Mariolina è sicura, era proprio il D'Amici che gridava: “Eccola! Eccola! Eccola!”, ma non riuscì mai a spiegarsi se intendesse dire: ecco la luce della Madonna, oppure ecco la Madonna. Sta di fatto che in quell'istante lei vide chiaramente il muro diroccato illuminarsi di una luce argentea,in particolare vide la luce addensarsi in un ovale che sembrava racchiudere per intero l'affresco della Madonna col Bambino.
Fu soltanto lei a vedere.
“Guardate, guardate!” diceva ai suoi compagni, ma né il marito né l'amico videro alcunchè, se non le reazioni della gente e della stessa Mariolina colpite da una emozione grandissima che per molti di loro si trasformò in commozione irrefrenabile, in pianto.
“Provai un sentimento nuovo, come se mi fosse stato concesso un grande privilegio – dice Mariolina – ma provavo anche la consapevolezza della mia estrema piccolezza dinanzi ad un fenomeno di quella portata”.
Naturalmente tornò altre volte a Jaddico, vide sorgere la chiesa, vide crescere gli edifici intorno, e intanto vedeva “diminuire” il buon Teodoro D'Amici. Era colpita dal profondo cambiamento che si andava realizzando in quell'uomo; prima le era sembrato così autoritario, burbero e scostante, ed ora scopriva che era solo un uomo buono che si sentiva piccolo piccolo e sotto certi aspetti sembrava davvero essere tornato bambino, e con un cuore infantile aveva cominciato ad apprezzare le piccole gioie della vita; per esempio, una bella giornata di sole.
“Mi colpiva il suo modo di esprimersi a proposito del Signore – ricorda Mariolina – ne parlava in modo semplice, come fosse stato suo padre, con tenerezza filiale, con confidenza, ma anche con devozione profonda e un grandissimo rispetto”.
“Vedi – le diceva con la gioia nel cuore, mostrando le opere che man mano si andavano realizzando – piano piano stiamo costruendo. Tutto con le offerte. Tutte offerte”.
E così dicendo sembrava voler nascondere, per umiltà, la prima generosa offerta che c'era stata, quella sua, non solo del suo campicello, ma della sua stessa vita, che aveva messo ai piedi di quel rudere che stava morendo, che era già morto, e che per grazia di Maria santissima diventava per molti sorgente di luce e di vita.