Un particolare del crocifisso posto all'interno del Santuario di Jaddico.
L'esperienza di Teodoro D'Amici e la testimonianza di tanti laici agli avvenimenti "straordinari" di Jaddico. (prima parte)
Sapete cos'è "l'occhiatura”?, lo so, non lo sapete.
Una parola d'altri tempi, una parola che ha il sapore del dialetto brindisino, una parola della quale solo i vecchi di Brindisi ancora ne conoscono il significato.
I brindisini, quelli di antica data, tramandavano la notizia dell' ”occhiatura“ di Jaddico. Insomma, per capirci, a Jaddico era nascosto un tesoro.
Nessuno sapeva dove. Eppure era lì.
Un mistero circondava quel muro di Jaddico. Il giovane Rino Rescio, ora ottantenne, raccontava di un camminamento sotterraneo che da Jaddico portava al mare.
Nel 1962 i giornali locali scrivono di fatti prodigiosi che accadono a Jaddico.
Le voci dei brindisini si rincorrono: "una farsa", dicono. Si tratta di una manovra, di una messa in scena che Teodoro ha messo in piedi per prendere possesso di quel tesoro. Una tesi avvalorata anche dal fatto che a Jaddico si inizia a scavare. Fremono infatti i primi lavori per la costruzione della futura chiesa, e naturalmente si parte dalle fondamenta.
Sappiamo tutti quanto Teodoro sia stato riservato sui fatti di Jaddico. Non ama parlarne. Se alcuni giornalisti di Brindisi, segnalano questo comportamento del D'Amici altri, addirittura, si lamentano.
Alla fine, messo alle strette, D'Amici cede, finalmente parla ed ammette: "Il tesoro di Jaddico io l'ho trovato, quel tesoro è la Madonna."
Ma adesso sarà bene tracciare brevemente il profilo di questa persona.
Può capitare che tra colleghi, tra vigili urbani, si possa dire: "Vedi quella macchina che sta passando? A quello devi fare la multa."
Queste sono parole che Teodoro dice ad Antonio Pronat, un suo collega con il quale fa servizio in motocicletta e fa pattuglia nella città di Brindisi.
Quando arriva il momento, basta un colpo di fischietto, un'alzata di paletta e la macchina viene fatta accostare. C'è sempre un buon motivo per fare una multa.
Antonio Pronat ha pronta la penna che già poggia sul verbale da compilare e, come d'incanto, proprio in quel momento, sopraggiunge Teodoro D'Amici.
"Ma che stai facendo?, è un mio amico, non fare la multa."
A questo punto l'automobilista è fidelizzato, ed è quindi in debito con Teodoro D'Amici, il quale ora può chiedergli tutto ciò di cui ha bisogno.
Questo è l'uomo vecchio che Teodoro, dopo i fatti di Jaddico, abbandona.
In casa era conosciuto come una figura dolce, una figura amabile. Quando, invece, calcava l'asfalto della città, sembrava che mettesse addosso una corazza.
Alberto Del Sordo nei suoi scritti dice che, quando Teodoro stava sulla pedana circolare di legno, e dirigeva il traffico, sembrava un generale che stava per combattere un'aspra battaglia.
Ma passiamo al momento in cui la Madonna invita Teodoro a venire a Jaddico.
Lo invita e lo rinvita, secondo Alberto Del Sordo per due volte; secondo la versione di Cassano Giuseppina, la moglie di Teodoro, per tre volte; ribadita dal giornalista Ettore Giorgio Potì che in quel tempo scriveva sulla Gazzetta del Mezzogiorno.
Teodoro aderisce all'invito e l'11 agosto 1962 va a Jaddico a pregare. Torna a Jaddico il 20 agosto, perchè ancora una volta la Madonna, in sogno, gli rinnova l'invito. In questa ultima occasione lo accompagna la moglie, la quale rimane in macchina. Teodoro si avvicina al muro dove sistema i ceri e i fiori e in quel momento viene sorpreso dall'illuminazione del muro. Teodoro parla alla Madonna e le dice: "Dimmi quello che vuoi e mi farò servo tuo."
Queste parole erano state già dette duemila anni prima. Ma come faceva Teodoro a sapere queste cose? E' facile intuire la risposta, anche se Teodoro non ha mai aperto un Vangelo e non ha mai aperto la Bibbia.
La Madonna aveva detto quelle stesse parole duemila anni prima: "Sono la serva del Signore, si compia in me ciò che è stato detto."
Teodoro si fa servo di Maria, Maria si fa serva di Dio.
Teodoro dice: "Farò tutto quello che vuoi", la Madonna dice: "Si compia in me la volontà di Dio. Tutto quello che Dio vorrà."
Teodoro si fa servo della Madonna e, quando un gruppo di persone si stringe intorno a lui, si costituisce in Pia Associazione di preghiera, e prende appunto il nome di "Pia Associazione dei Servi della Madonna."
Conosce l'Ave Maria, conosce le preghiere più importanti. A messa va qualche volta durante l'anno, magari a quelle comandate, e fa un segno di croce davanti ad una chiesa. Ma il rosario, quello, mica lo sa dire. Naturalmente stiamo parlando di Teodoro!
Cosimo Melacca abita a poche centinaia di metri dal muro di Jaddico. L'Ente Riforma gli aveva assegnato una abitazione ed anche un terreno.
Lavora quel terreno e così la sua famiglia ha di che mangiare e di che vivere.
Doniselli è la marca della bicicletta di Cosimo. Con quella raggiunge la città per fare la spesa e assicurare a quelli di casa di poter mangiare per almeno due giorni; poi rientra con tutte le buste appese su un lato e sull'altro del manubrio e con un sacco pieno di otto-nove chili di pane. Devono mangiare dodici persone. Aveva dieci figli.
In questo modo lui fa il suo rientro da Brindisi e, prima di raggiungere la sua abitazione, passa davanti al muro di Jaddico e si ferma per dare un saluto alla Madonna.
In uno di questi viaggi nota che la nicchia che si è venuta a creare sotto l'immagine della Madonna, appena un po' più a destra, è diventata tutta nera. Qualcuno ha sistemato dei ceri, e la carta o la plastica si è incendiata e il fumo ha annerito quella cavità.
A Melacca non va giù questa cosa, perchè lui va a pregare davanti a quel muro. Non può tollerare che questo sia accaduto e si chiede chi possa essere stato.
Teodoro D'Amici è la risposta dei contadini del luogo da lui interpellati.
Ora Melacca non aspetta altro che incontrare quel D'Amici per cantargliene quattro.
Intanto Teodoro D'Amici che, come sappiamo, va anche lui a Jaddico, davanti a quel muro, trova per terra una corona e chiede anche lui alle persone che lavorano nelle campagne circostanti, a chi appartiene la coroncina.
A Cosimo Melacca gli rispondono e gli dicono pure come fare a raggiungerlo, dove andare a trovarlo.
Teodoro va a trovare Cosimo a casa sua. L'incontro avviene sul piazzale, al di fuori dell'abitazione; Teodoro subito gli chiede: "Ma tu hai perso una corona davanti al muro?"
"No", è la risposta di Melacca.
Lui, uomo di fede e di preghiera, si vergogna di dover ammettere che ha perso la sua coroncina.
"Ma sei proprio sicuro?", incalza Teodoro.
"Io non ho perso nessuna corona", risponde e, per dare valore alle sue parole entra in casa, prende la corona, che non è sua, ma della moglie, e la mostra a Teodoro; a quel punto Teodoro sfila dalla tasca della sua giacca la corona che ha trovato davanti al muro e mentre la regge con due dita, gli dice: "Questa è la tua corona". Cosimo Melacca cede e ammette.
I due si conoscono. I due si incontrano daccapo quella sera stessa davanti al muro e assieme pregano la Vergine Maria.
Ancora Teodoro non capisce, ma la Madonna già lo guida e lo tiene per mano, per questo motivo inizia, attraverso un percorso di umiltà e di svuotamento di se stesso ad avere la forza di affidarsi a Dio.
Teodoro ormai accetta la vita nuova dell'uomo nuovo che ora abita in lui, e attraverso la sua persona, attraverso la sua vita, si rivolge a Dio con le stesse parole che Gesù aveva pronunciato: "Non sia fatta la mia, ma la tua volontà."
In questo percorso di formazione la Madonna ha bisogno della preghiera, gliel'ha chiesta, e gli mette a fianco un contadino, Cosimo Melacca, perchè imparasse, anche attraverso l'uso della coroncina.