Umberto Eco - Quando uno tira in ballo i Templari e' quasi sempre un matto
Dopo aver letto qualche libro già in mio possesso, visitato alcune biblioteche ed archivi, mentre nella mente sfilano uomini e gesta eroiche, armature, inizio a scrivere con tanto entusiasmo, “ I
Templari. La Santa Inquisizione a Brindisi ”.
Tra le altre letture mi sono imbattuto nel libro di Umberto Eco, Ordinario di Semiotica presso l’università di Bologna, è autore di molte opere saggistiche, tra cui il “Pendolo di Foucault, edito
da Bompiani nel 1988, dove, ad un suo interlocutore, che le poneva la domanda: “ ma cosa sa lei sui Templari? ” rispose: « Io lavoro in una casa editrice e in una casa, editrice vengono savi e
matti. Il mestiere del redattore è riconoscere a colpo d’occhio i matti. Quando uno tira in ballo, i Templari è quasi sempre un matto ».
Sono scoraggiato dopo che rintraccio cosa intende Umberto Eco per matto: « Il matto ha una idea fissa, e tutto quello che trova gli va bene per confermarla. Il matto lo riconosci dalla libertà
che si prende nei confronti del dovere di prova, della disponibilità a trovare illuminazioni. E le parrà strano, ma il matto prima o poi tira fuori i Templari ».
Con pacatezza, tenendo nella dovuta considerazione e rispetto verso Umberto Eco, ma in una tesi sui Templari di un suo amico laureando, emerge lo studio approfondito, tra storia e leggenda, su
l’essere di quei Cavalieri inizio, fine ed il perché.
Per il grande autore, può anche trattarsi di un bumerang, « per un matto che prima o poi tira fuori i Templari», se nella premessa « Le Orme del Tempio » di Stefano Ferraresi che dal « ll
pendolo di Foucault », riporta:
« In queste pagine ho il materiale per una storia. Vera. Non banale. Meglio dei romanzi gialli americani. Ho trovato qualcosa, e di molto importante, ma è solo l’inizio. Lo voglio dire a tutti
quelli che so, in modo che se c’è qualcuno che è in grado di completare questo gioco ad incastri, legga, e si faccia vivo, Intendo lanciare un’esca. Ed inoltre devo farlo subito. Chi sapeva ciò
che so io, prima di me, è stato probabilmente ucciso, proprio perchè non lo divulgasse. Se ciò che so lo dico a duemila lettori, nessuno avrà più interesse ad eliminarmi ».
Ed a Brindisi sorge il Tempio di San Giorgio ed è dalla Casa Brindisina di San Giorgio del Tempio che ricordiamo i Templari: Fra Adam (1280), Fra Simone (1292) e Fra Angelo (1308), ed il
converso Ruggero Flores. ed altri, ma un particolare ricordo ai Templari Fra Guglielmo e Raimondo Guasco.
I due frati Templari Guglielmo e Raimondo, furono catturati nel 1240 dai Tartari presso l’attuale Erzinean, città della Turchia, nell’Analatolia orientale. Alla maniera dei gladiatori, furono
costretti dai carcerieri a darsi a duello, per dar dimostrazione della conosciuta e temuta perizia dei Franchi (così erano generalmente chiamati i Templari) avevano nella pratica delle armi. Un
sottinteso accordo fra i due frati li portò a volgere le spade contro i Tartari, trovando essi, in tal modo coraggiosamente la morte.
Sono fermo e conservo i miei appunti su Brindisi coinvolta dalla Santa Inquisizione. Ma da matto, rimarrà per me insoluto il perché si abbia voluto fare d’erba un unico fascio senza distinzione
alcuna tra il “Templare Martire” ed il “Templare Affarista”, entrambi condannati al rogo, con la Chiesa che non volle ritornare mai sui suoi passi, la cui orma impressa da Clemente V nel
1312, dopo il Concilio di Vienna, è rimasta calcata sino ai giorni nostri, ancora visibile affinché una tragedia immane resti viva per secoli e secoli.
Non fu così, invece, per “ la Pulzella d’ Orléans ”, processata e condannata per eresia al rogo nel 1431 dal Vescovo di Rouen, processo annullato nel 1456 da Papa Callisto III, e nel 1909,
beatificata dal Papa Pio X, mentre Benedetto XV la canonizzava nel 1920, per le sue “ virtù eroiche, Santa Giovanna D’arco ”.
Nel bilancio finale della missione in Terra Santa, l’Ordine dei Templari, accumula il sacrificio di 12.000 vite umane, ma per la Chiesa non emergono virtù eroiche, neanche dopo il Concilio
Vaticano Secondo: « Il martirio, col quale il discepolo è reso simile al Maestro, che liberamente accetta la morte per la salute del mondo, e a Lui si conferma nella effusione del sangue, è
stimato dalla Chiesa dono insigne e suprema prova di carità ».
Una storia non finisce con la presa di Gerusalemme da parte dei crociati, ma viene capovolta da Sal-Hal-Din, più noto con il nome di Saladino, che riorganizza tutto l’esercito mussulmano e
con 200.000 uomini si rivolge direttamente verso Gerusalemme
Nel febbraio 1179 Saladino invase la Galilea, ed il 10 giugno di quell’anno, presso Mesaphat, l’esercito cristiano di Raimondo III ed i Templari si scontrano con i 200.000 uomini dell’esercito
mussulmano.
Fu un massacro, ed il Saladino conquistò la fortezza di Guado, che era stata affidata ai Templari, giustiziando tutti quelli di stazza nella fortezza, e preso prigioniero il Gran Maestro, lo
incarcerò facendolo morire di fame e di stenti.
Saladino promise cinquanta denari a chiunque portasse un templare o un ospitaliero prigioniero. Subito i soldati ne portarono centinaia, ed egli li fece decapitare perché preferì ucciderli
piuttosto che ridurli in schiavitù
Questo è l’inizio della tragedia dei Templari che si concluderà, in Terra Santa, con la presa di Gerusalemme da parte del Saladino e le atrocità subite dai Templari, atrocità che continueranno
anche con il rientro in Francia, ove chi si è riuscito a salvarsi in Terra Santa dai mussulmani, verrà torturato e messo al rogo dai cristiani.
Nella mia mente, forse da matto, restano le gesta dei Templari, ed il loro eroismo fa si che la Città di Brindisi, resta coinvolta in una ingiusta inquisizione, città dal cui porto salpano
due crociate e tanti pellegrini accuditi dai Templari che a Brindisi « avevano preso stanza ».
Aldo Indini – Cultore di Storia locale