Quando Vacca contestò Camassa.
Pubblicato su “EUROMEDITERRANEO” n. 4 - dicembre 2010 -
QUANDO VACCA CONTESTO’ CAMASSA
Continua la mia ricerca di cose probabilmente sconosciute (ovvero volutamente ignorate) ai locali agiografi tradizionali.
Per poter comprendere la diatriba tra i due scrittori il leccese Nicola Vacca e il brindisino Pasquale Camassa, occorre riferirsi alla “Cronaca dei
sindaci di Brindisi dall’anno 1529 al 1787. Narrazione di molti fatti avvenuti in detta città”, di Pietro Cagnes (1682-1742) e Nicola Scalese (1682-1761), cronaca
che viene continuata dopo la loro morte (probabilmente da Francesco Greco ed altri sino al 1787). Il volume veniva pubblicato dalla Biblioteca A. De Leo nel
1978 a cura di Rosario Jurlaro. Dalla cronaca apprendiamo che il 20 novembre 1528 cadeva una della due colonne. Scampata questa provincia dalla terribile peste del 1656 per opera
ed intercessione di S. Oronzo, la cronaca ci riferisce:
«1657 e 58 – Carlo Stea Sindico – Questo Sindico offerse i pezzi cascati della colonna alla città di Lecce per erigerla, e si ponghi la statua di S. Oronzo».
«1658 e 59 – Gio: Antonio Cuggiò Nobile Sindico – Questo Sindico mai acconsentì che si diano i pezzi della colonna alla città di Lecce ». «1659 e 60 - Carlo Monticelli Ripa – Questo Sindico
sempre opposto per non dare i pezzi della colonna cascata alla città di Lecce».
«1660 e 61 – Notaro Andrea Vavotico Sindico - In questo Sindacato previo ordine di S. Eccellenza si diedero i pezzi della colonna cascata alla città di Lecce, al numero di sette col capitello, e
stentarono un anno continuo per poterli trasportare».
Le ricerche fatte per conoscere tutta la pratica della colonna riuscirono a Brindisi infruttuose, riferisce Fernando Ascoli nella “Storia di Brindisi” Rimini 1886. In detto periodo la “cronaca” è
solo un manoscritto custodito presso la Biblioteca A. De Leo.
E’ importante prestare attenzione da quanto asserito dal Sindico Carlo Monticelli Ripa per la conclusione della ricerca: «si è sempre opposto per non dare i pezzi della colonna».
Il canonico Pasquale Camassa pubblica “La Romanità di Brindisi attraverso la sua Storia e i suoi avanzi monumentali” – Brindisi, Tipografia del Commercio, 1934.
Ribadisce il Camassa il concetto «le ricerche da noi fatte sinora per sapere che cosa avvenne in quell’epoca circa la pratica della colonna sono riuscite infruttuose. Lo stesso storico brindisino
Andrea della Monica, che viveva in quel tempo, serba all’oggetto un silenzio per noi molto eloquente».
Continua il Camassa, a pag 121 e 122: «…. Per 4 anni vi furono lotte e liti tra le due città. I sindaci, Monticelli e Vavotico non vollero mai ratificare l’atto di cessione compiuto dal loro
predecessore Stea. E quando i Leccesi venivano a Brindisi per portar via i pezzi della colonna loro ceduta, trovavano popolo e magistrati che li respingevano; e qualche volta furono anche
maltrattati. Finalmente l’autorità del Vicerè pose termine alla lotta, comandando che i pezzi della colonna fossero ceduti a Lecce. Il povero Sindaco Vavotico, pur mormorando, consegna quei
rocchi, il popolo freme e il cronista corrucciato scrive: Stentarono un anno continuo per poterli trasportare.
Ciò che in buon italiano vuol dire che, malgrado l’ingiunzione del conte di Castrillo, i Brindisini ostacolarono per circa un anno i Leccesi, i quali, solo di notte, potettero finalmente portar
via quei marmi». Una piccola parentesi. Ho già chiarito con una mia ricerca pubblicata il 07/04/2010 tra i Viceré di Napoli nominati da Filippo IV di Spagna e III di Napoli nel periodo dal 1621
al 1665 rientrano due Vicerè il Conte di Castillo - Garcia de Haro Sotomaior y Guznàn, Vicerè di Napoli negli anni dal 1653 al 1658 ed il Conte di Penaranda – Gaspar de Barcamonte y Guzmàn
Pacheco de Mendora, Vicerè di Napoli negli anni dal 1659 al 1684. E’ evidente pertanto che l‘ingiuzione per la consegna della colonna a Lecce nel’anno 1659, il vicerè non puo essere il Conte di
Castillo, ma il Conte di Penaranda, come vedremo inseguito.
Nel saggio di topografia storica di Nicola Vacca “Brindisi Ignorata”, Vecchi & C. – Editori, Trani, 1954, che l’autore dedica “Agli amici - Vincenzo Guadalupi – Antonio Perrino – Antonio
Cafiero, che pensosi del passato e dell’avvenire di Brindisi mi spronarono a scrivere questo libro“. Per non dilungarmi, passo subito alla diatriba con il Camassa, portandomi a pag. 290 del libro
di Vacca.
Riferisce l’autore: «Io non so dove il Camassa abbia letto che popolo e magistrati respingevano e maltrattavano i leccesi quando si recavano a Brindisi per portar via i rocchi della colonna e che
li poterono finalmente trasportare “solo di notte“. Tanto le fonti brindisine che quelle leccesi sono mute al riguardo. Se poi per il trasporto ci si impiegò “un anno continuo“, si spiega
benissimo col fatto che le strade di allora non erano di asfalto e sono note le difficoltà viarie del tempo, per cui si preferiva, quando si poteva, la via del mare. Questa mia spiegazione non è
arbitraria né concettuale. Nel documento notarile, già da me pubblicato, dove vi è narrata tutta questa vicenda, vi è un’accenno significativo al riguardo: non si poteva trasportare subito
l’ordine del trasporto imposto dal Vicerè della provincia perché « sopraggiunge l’inverno con le piogge e non si potrà exeguire il gusto e volontà di S.E.».
L’esistenza di un documento notarile già pubblicato, mi induce alla ricerca affannosa di simile documento che risulta allegato al libro di Nicola Vacca, ”La colonna di S. Oronzo in Lecce”, Lecce,
Tip. Editr. Salentina, 1938.
Ogni ricerca di simile documento su Brindisi e su Lecce risulta vana, cioè vi è il libro, ma non l’allegato atto notarile citato. Dopo alcuni mesi di ricerca vengo a conoscenza che il libro
completo della documentazione era stato donato da un gallipolino alla Biblioteca Caracciolo di Lecce; biblioteca “Roberto Caraccio” di proprietà dei Frati Minori di Lecce, con sede nel piano
terra della cinquecentesca villa di Fulgenzio Della Monica sindaco di Lecce negli anni 1567.
Devo alla cortesia del Direttore della Biblioteca Padre Rosario che mi ha concesso la copia del libro di Nicola Vacca “La Colonna di S. Oronzo in Lecce” completa dell’allegato Ratificatio
concessionis columnae pro erigenda statua Sancti Horontij.
Qui subentro io con il mio libro: Aldo Indini “Dagli atti di concessione e ratifica la storia della colonna del porto di Brindisi data a Lecce “, Neografica – Latiano (BR), 2002
In detto libro oltre a tutta la storia inerente ai fatti, pubblico tutta la pratica inerente: Ratificatio concessionis columnae pro erigenda statua Sancti Horontij depositata presso l’Archivio di
Stato di Lecce, Sezione Notarile.
Atto del Notaio Antonio Maria Gervasi, n. 508 del 15 novembre 1659, foglio n. 363 alla cui presenza si è costituito maghi ficus dominus Battista Guarinus generalis Sindicus magnificae
Universitatis fedelissimae Litij … dell’atto notarie vi fanno parte tutti documenti inerenti alla cessione della colonna e alla sua accettazione secondo le imposizioni del Consiglio Comunale di
Brindisi:
- Napoles - 6 settembre 1659 - El Conde de Penaranda e los Gobierno della Ciuidad de Brindisi. (Il Vicerè ordina la consegna della colonna a Lecce “giacchè i marmi sono sparsi e la città di
Brindisi non se ne serve”).
- Napoles - 27 de settembre 1659. - El Conde de Penaranda al Reverendo sig. D. Domingo de Santo Oroncio. Leche. (Il Vicerè assicura il reverendo Don Domenico, autore del nuovo culto di S.Oronzo,
la sua attenzione e sollecitudine affinché si incammini la pratica di concessione della colonna a Lecce).
- Napoles à 24 de ottobre 1659 - El Conde de Penaranda. A los del gobierno della Ciuidad de Brindisi. (Il Vicerè è a conoscenza dello stemma di brindisi con le due colonne” ma ritiene che basta
per consevare questa memoria nella colonna che sta in piedi, e parte dell’altra che anche si conserva”).
- Napoles a 24 de ottobre 1659. - El Conde de Penaranda. Al general Baron de Amato. Leche. (Il governatore della Provincia di Lecce aveva sollecitato il Vicerè. Questi assicura il suo intervento,
ma se la città di Brindisi la richiede è giusto che rimanga questa memoria della sua origine iscritta sulla colonna donata a Lecce).
- Brundusij. Die secunda mensis novembris 1659 - Congregata Universitate fidelissimae civitatis Brundusij in Regimento generali etc. (A seguito delle proteste dell’auditore Francesco Roanza, il
Consiglio pone le condizioni:Iscrizione sulla colonna, atto notarile di concessione da parte del Sindaco di Brindisi Ripa, accettazione della colonna da parte della Città di Lecce, ratifica di
tutti gli atti con atto notarile da parte del Sindaco di Lecce. Pena diecimila ducati d’oro).
- Lecce 3 novembre 1659 - D. Domenico di Santo Orontio al Signor Auditor D.Antonio Caracciolo della fidelissima città di Brindisi. (L’anatema del Reverendo Don Domenico all’Auditore Roanza e per
tutti coloro che ostacolono la consegna della colonna a Lecce).
- Die quinta mensis novembris 1659. Brundusij congregata Universitate fidelissimae civitatis Brundusij in regimento generali ad sonum campanae more solito, etc. (Il Consiglio stabilisce che su di
una facciata del basamento della colonna sia riportato che trattasi della colonna di Brindisi e si stipulano le dovute scritture e l’obbligo, entro un mese, dell’assenzo della Città di
Lecce).
- Lecce otto novembre 1659; Di V.S. Magnifico Illustre humilissimo servo del signore. D. Domenico di S. Orontio misero Pritello. Il Baron de Amato. Signori Sindico et eletti della fidelissima
città di Brindisi. (il Reverendo Don Domenico prende atto di quanto richiesto dalla Città di Brindisi).
- Lecce li 8 novembre 1659. Battista Guarini, Carlo Libetta, Carlo Domovetre, Nicolò Perrone, Gioacchino Faccollo. Signori Sindico ed eletti di Brindisi. (La città di Lecce invia due auditori per
completare la richiesta con atto di conclusione pubblica).
- Brindisi 10 novembre 1659 - Pubblicum instrumentum rogatum manu Notarij Theodori Aloisij de Brundusio etc. qualiter eodem supradicto die in nostri praesentia personaliter constituiti magnifici
Carolus Monticelli Ripa Generalis Sindicus Universitatis fidilissimae civitatis Brundusij etc. (Il Sindaco di Brindisi Carlo Moticelli Ripa firma l’atto notarile di concessione della colonna alla
Città di Lecce).
- Die decimo quinto mensis novembris 1659 Litij in Universali palatio congregatis.Propose il magnifico signor Gio: Battista Guarini general Sindico etc. (La città di Lecce accetta la
colonna).
La pratica si conclude come già riportato il: Die decimo quinto mensis novembris 13 indictionis 1659 Litij - Ratificatio concessionis columnae pro erigenda statua Sancti Horontij, alla presenza
del Sindaco di Lecce).
In esecuzione da quanto previsto dalla ratifica degli atti sul piedistallo, oggi lato anfiteatro, fu posta la seguente iscrizione che toglie ogni dubbio sull’ origine della colonna facente parte
di quelle due erette a Brindisi in onore d’Ercole.
«Columnam hanc quam Brundusina civica suam ab Hercule ostentas originim prophano olim ritu in sua erexerant insignia religioso tandem cultu subirci Orontio ut Lapides illi qui ferarum domatore
expresserant nuovocaelamine voto et cultu truculentioris pestilentiae nostri triun patorem posteris consignarente ».
Dalla traduzione del Camassa: «Questa colonna che la città di Brindisi, che ostenta le sue origini da Ercole, con profano rito già aveva eretto come sue insegne, finalmente con culto religioso
sottopose ad Oronzo affinché queste stesse pietre, che avevano simboleggiato il dominatore delle belve, con nuovo aspetto rito e culto tramandassero ai posteri l trionfatore della truce
pestilenza».
Aldo Indini