LA STORIA DELLA MARINA A BRINDISI (1909 – 2009)
1° Maresciallo SSP/E Politi Maurizio
Un Maresciallo di Nave San Giusto ripercorre le più salienti tappe della presenza della Marina Militare nella strategica Porta a Levante dell’Impero Romano.
La città di Brindisi è ricca di storia, fin dai tempi degli antichi Romani, e le sue alterne vicende sono sempre state legate in maniera indissolubile al suo porto.
Grazie alla sua posizione geografica del tutto particolare, alla sua conformazione naturale e alle condizioni climatiche, il porto di Brindisi è risultato un ricovero naturale sicuro.
Brindisi è stata spesso, nel suo passato, teatro di numerosi episodi di importanza anche internazionale, recitando talvolta il ruolo di protagonista per il fatto di essere, grazie al suo porto, un importante terminale verso l’oriente.
La leggenda la vuole fondata da Brunto, figlio d’Ercole, da cui deriverebbe il nome.
Nel 1560, Alfonso GUERRERO, allora Presidente di Ruota della Camera della Sommaria (la Regia Camera della Sommaria – in vigore dal 1444 al 1806 - fu un organo amministrativo, giurisdizionale e consultivo dell’antico regime angioino, operante nel Regno di Napoli), propose a Sua Maestà Filippo II, Re di Spagna, di stabilire a Brindisi la base operativa della Grand’Armata per arginare il pericolo sempre più pressante degli attacchi, da parte dei Turchi, alle coste del Vice Regno di Napoli.
La designazione di Brindisi, come base della Grand’Armata, era davvero opportuna in quanto le navi potevano muoversi perlustrando tutto il Mediterraneo, sia in direzione dell’Isola di Maiorca e Stretto di Gibilterra, sia in quella di Costantinopoli, base principale della flotta turca.
Nel 1775, l’ingegnere Andrea PIGONATI, direttore del Genio Militare e dei “Porti del Regno di Sicilia”, ebbe l’incarico di esaminare la questione e di redigere un progetto completo, al fine di poter avere al contempo un efficiente porto mercantile e un altrettanto funzionale porto militare.
Nel 1900, poi, con l’affermarsi sempre più prepotente dell’impero austro-ungarico, cambiarono l’avversario e le circostanze, ed il mare Adriatico assunse un’importanza primaria nella geostrategia del Paese.
Infatti, la creazione di una base navale nell’Adriatico fungeva da valido contraltare rispetto alle due basi navali principali dell’avversario: Pola e Cattaro, sulla sponda balcanica.
Brindisi, purtroppo, nelle sue vesti primordiali di base navale, poteva offrire un buon approdo soltanto al naviglio leggero e alle siluranti.
Alla luce di un potenziamento delle capacità delle banchine e delle infrastrutture di difesa, nel 1905 l’ammiraglio Camillo CANDIANI, presentò uno studio che prevedeva la fortificazione “Adriatica” del porto di Brindisi (oltre a Venezia ed Ancona), e presentò, nello specifico, un progetto che il consiglio comunale di Brindisi del 26 Maggio 1905 approvò all’ unanimità.
Tre anni dopo, l’ammiraglio BETTOLO, capo di Stato Maggiore, continuò il lavoro iniziato dall’ ammiraglio CANDIANI e venne a Brindisi con la Nave DANDOLO per un sopralluogo, al fine di completare così gli studi iniziati dal suo predecessore.
Lo stesso BETTOLO, dopo aver individuato le capacità potenziali di rifornimento della nuova base, relativamente a carbone, munizioni e viveri, definì un piano per la sistemazione logistica come sede del Comando Marina, individuando nel castello di terra, all’epoca adibito a bagno penale (che all’epoca custodiva circa 450 detenuti), quale sito ideale per la realizzazione del comando, con contestuale passaggio dell’immobile dal Ministero dell’Interno a quello della Marina.
Il progetto prevedeva, a corollario, la costruzione, con oneri Marina, delle Batterie difensive nelle località di CAPO BIANCO, FIUME GRANDE, ISOLA DI SANT’ANDREA e FORTE A MARE, mentre, a spese dell’esercito, sarebbero state costruite le Batterie con artiglierie pesanti in quelle di FORTE CAVALLO e FARO DI PUNTA PENNA.
Nel 1913, sulla banchina a levante del castello fu costruito il primo nucleo del futuro Arsenale di Brindisi.
Nel 1914, nel periodo di neutralità che precedette l’entrata in guerra dell’ Italia contro Austria e Germania, la base di Brindisi fu oggetto di ulteriori interventi di potenziamento difensivo. Furono così scavati e drenati i due seni di ponente e di levante in modo da fare entrare in porto anche navi di stazza più grande e fu istituita una stazione per idrovolanti.
Nel periodo della 1a guerra mondiale, il porto di Brindisi, grazie ai lavori eseguiti, poteva accogliere sino a 227 Navi da guerra tra Unità maggiori e naviglio minore.
Il 12 Novembre 1918, l’Ammiraglio THAON di REVEL, Comandante delle forze navali, emanò proprio da Brindisi la vittoria navale.
In merito all’Arsenale militare di Brindisi, ricordando che la presenza di questa struttura costituisce forse il legame più forte tra la Marina e la città, per i vincoli connessi di natura economica e sociale, diamo qualche breve cenno storico. Nato come piccola officina di supporto alle navi “Vulcano” e “Lombardia” e per le riparazioni del naviglio durante la 1° guerra mondiale, l’Arsenale era in sostanza un organo del Comando Marina, gestito quasi esclusivamente da personale militare, che già nel 1919 dava lavoro a 60 civili militarizzati.
Nel 1929, assunse il nome di “Direzione officina mista lavori” e cominciò a presentare autonomia funzionale ed organizzativa dal Comando Marina.
Dieci anni più tardi, pur conservando una fisionomia spiccatamente militare, disponeva di una forza lavoro composta in prevalenza da civili: 314 operai, a fronte di 80 militari restanti. Numerose commesse vennero affidate all’esterno, soprattutto a ditte locali: cito in particolare il Cantiere Meccanico Brindisino e la Cooperativa Metallurgica .
Durante la guerra, le operazioni militari resero necessaria la realizzazione di alcune opere indispensabili ai fini bellici, quali la diga di Costa Morena e l’acquedotto pugliese: un’ opera, quest’ultima, compiuta dalla Marina per interessi militari, ma utile comunque alla città. Tale opera assicurava la fornitura d’acqua potabile alle navi e alle truppe. La città di Brindisi, infatti, da sempre soffriva di scarsità d’acqua.
Al termine del conflitto, si ripresentò il rilancio del porto e proprio gli sforzi che aveva compiuto la Marina per migliorare il porto permisero alla città di proporsi, nel convegno adriatico di Venezia del giugno 1919, come base marittima del basso Adriatico, da preferirsi a Bari ed Otranto. Infatti, il porto naturale di Brindisi poteva in pochissimo tempo e con poche spese essere messo in condizioni di accogliere un traffico anche intenso, rispetto agli altri porti pugliese assoggettabili a potenziali e più onerosi miglioramenti.
Negli anni successivi alla 2a guerra mondiale, nonostante il riconoscimento dei grandi meriti della Regia Marina nei confronti del porto di Brindisi e i vincoli di caldo e tenace affetto con la città, l’allora Commissario Regio, Renato MOLINVERNO, richiese la restituzione da parte della Marina di ampi spazi lungo la banchina delle Sciabiche, ottenendo l’istituzione di una commissione composta di delegati dei ministeri della Marina, dei Lavori Pubblici e dei Trasporti per esaminare e definire la questione.
Nonostante siano passati tanti anni, la questione non si è definita in quanto il comune di Brindisi gradirebbe avere tutta la sponda del seno di levante dove si sviluppa l’arsenale con le sue banchine e le sue officine per dare una diversa viabilità alla città.
1° Maresciallo SSP/E
Politi Maurizio